Il risveglio della Cina, temuto da Napoleone, ormai è storia. Ora è lecito – per chi il Dragone lo cavalca – chiedersi
What is to come, in mandarino
Jianwei zhizhu. Ed ecco il titolo dei curatori Lu Hao e Zhao Li per il Padiglione Cinese: un invito a meditare, insieme ai sette artisti invitati, sugli scenari presenti e venturi che il trotto permette di distinguere più del galoppo.
Per orientarsi all’Arsenale basta seguire, fino alla collezione di cromie incorniciata da
He Sen, la linea luminosa delle vetrine di
Liu Ding. Ma il lucente
gift-shop è interdetto ai collezionisti: nell’universo “mooreiano” di Liu Ding,
The utopian future of art, our reality si può acquistare solo su
www.liudingstore.com. Il merchandising è misto, dalle ceramiche di Fujian alle vedute pechinesi del Palazzo d’Estate in finta ceralacca. Un
memento ai globe trotter: sapere dove andiamo vuol dire non scordare le proprie radici.
I turisti avidi di
souvenir du monde possono trovarne, in mostra ai Giardini, ben quattro metri cubi fluttuanti nella megateca di
Zeng Hao. Il suo monumento all’ennesimo “
ordinary day”,
June 6 2009, imprigiona nel plexiglas grattacieli, aeroplani di linea, Coca-cola e scuolabus ridotti all’inutilità del formato tascabile.
A riprendere la filosofia cinese, secondo la quale da un piccolo indizio si può “racimolare” il futuro, è pure
Qiu Zhijie. I suoi alberi rispecchiano gli originali solo nella materia di legno e cellulosa, ma nella forma sono il sogno di Paperon de’ Paperoni: piramidi di monete che sostituiscono vere foreste.
The small knocking down the big wood titola infatti il domino ramificato che fa da contraltare al verticalismo di Zeng Hao.
Nei fumetti, però, la realtà è velata, come nell’Olimpo delle star, tanto più distanti quanto estranee alla propria cultura; così può sorgere il dubbio per
He Jinwei che la sensualità di Marilyn non sia stata reale, ma solo un abbaglio generato dal cortocircuito fra Est e Ovest.
La sentenza resta a chi si affaccia alle camere con vista (sul futuro) di
Zeng Fanzhi, spalancate sui paesaggi celebri quanto le
Mask series che l’hanno ammesso fra i prescelti di Saatchi. A portare le maschere a Venezia – omaggio allo storico carnevale – ci ha pensato
Fang Lijun, allineando a terra centinaia di volti tragici, rigorosamente placcati oro.
Altri occhiali per leggere
Il Milione parte seconda li prestano Lu Peng e Achille Bonito Oliva, griffe dell’evento collaterale
A gift to Marco Polo, che relega (si fa per dire) all’Isola di San Servolo nove “artistar” della Repubblica Popolare: da
Zheng Xiaogang a
Yue Minjun e
Whang Guangyi. L’approdo offre un omaggio al mercante veneziano dai suoi epigoni, uno su tutti il progetto-clone di Xiaogang,
How to become Marco Polo.