Senza soluzione di continuità,
Roman Ondák nel Padiglione della Repubblica Ceca e Slovacca ha creato
Loop. Dopo un accurato monitoraggio dello scenario dei Giardini attraverso numerosi scatti fotografici, lo ha minuziosamente riprodotto all’interno del Padiglione con arbusti, cespugli, sentieri, ghiaia e circa 10 tonnellate di terra, con le quali ha portato il livello del pavimento al piano di calpestio esterno.
Il visitatore, cercando l’“oggetto d’arte”, percorre lo spazio in tutta la sua lunghezza; non trovandolo torna indietro; è allora che “guarda e vede” quello che lo circonda.
Anche nel Padiglione Romania si ha uno stravolgimento dello spazio. Il contenitore, realizzato all’interno dallo
StudioBasar, crea una specie di labirinto, di percorso comandato, che vuole “sospendere” l’attività dello spettatore per calarlo in una realtà diversa (da qui il titolo
The Seductiveness of the Interval).
Anticipo del lavoro “
Exuberantia suspended di
Andrea Faciu, alcuni fiori gialli penzolanti dall’alto indicano il senso del giro. La sistemazione di sedili di un autobus del trasporto pubblico pone il visitatore alla stessa stregua di qualsiasi altro viaggiatore seduto “a fianco” del protagonista del video
Troleibuzul 9 di
Ştefan Constantinescu. Ci si ritrova a essere forzati spettatori imbarazzati della paranoica conversazione di un novello Otello che, roso dalla gelosia, è pronto a compiere perfino gesti insulsi.
La quotidianità che s’intreccia con i costumi sociali e politici è attestata dalle 156 slide
Auto-da-Fe di
Ciprian Muresan. Alternativamente singole o unitarie, le diapositive riprodotte su tre canali mostrano
graffiti realizzati sui più disparati supporti, che documentano l’inventiva, il disagio nonché un certo impegno politico.
A questo punto del percorso è svelato il segreto dei fiori gialli dell’ingresso: come un alchimista, con un intrigato sistema di botti e tubi, accompagnato dall’audio dell’acqua, Faciu ha creato un meccanismo di irrigazione del piccolo giardino pensile installato sul soffitto del contenitore.
Il video
Dog Luv esprime l’aspetto ironico, ma non per questo meno amaro, di Ciprian Muresan. Su uno schermo pressoché nero, un capannello di scuri burattini con fattezze di cani con tono teatrale declama lapidarie frasi di forte capacità evocativa.
Legato piuttosto a un’esperienza personale è il video
Passagen di Constantinescu e la presenza di poltrone sottolineano l’aspetto spettacolare, come lo è il racconto stesso del protagonista.
Anche il Padiglione Ungheria è occupato da un’unica grande installazione,
Col Tempo di
Petér Forgács, ispirata dal cartiglio tenuto in mano dalla famosa opera di
Giorgione, La Vecchia.
Lo sconcertante archivio viennese del 1939, creato con fini “scientifici”, ha fornito all’artista una smisurata quantità di materiale da cui attingere. Attraverso un abile utilizzo della tecnologia, crea ritratti animati. Anche se l’intento era quello di porre l’attenzione sulle diverse modalità di percezione dell’Altro, è impossibile non pensare alle atrocità perpetrate durante il periodo nazista.