Fare Mondi, per l’area europea-ispanica, è diventata un’indicazione molto precisa. Nel corso degli alti-e-bassi di questa 53. Biennale,
Making Worlds ha risuonato, per i rappresentanti dell’area meridionale del Vecchio Continente, come un
imperativo dolce; una chiamata alla quale sottostare, senza però prestare pedissequa attenzione.
I padiglioni della Spagna, del Portogallo e dell’“inedita” Catalunya hanno reinterpretato il
diktat di Birnbaum rimanendo osservatori di un mondo a parte, senza dar sfoggio di sperimentali proposte contenutistiche né di prese di posizione commutative. I tre spazi hanno però prediletto uno sguardo interno forte sulle proprie differenti capacità espressive degli artisti selezionati, restituendo, come nel caso della Catalunya, un’impressione rafforzata dei meccanismi fisici dell’invenzione.
Miquel Barceló, affermato impersonificatore dei
bodegones, riempie il Padiglione Spagna esponendo una rassegna comprensiva di circa dieci anni di lavoro. La mostra si snoda attorno a (ormai tipici) ritratti di primati, paesaggi africani e moti ondosi. Questi dettagli fisici si trasformano in sensibili baluginii foto-cromatici, caratteristici delle raffigurazioni di Barceló, che hanno portato l’artista a essere uno degli autori spagnoli contemporanei più conosciuti a livello accademico e internazionale (benché questo fattore riesca a differenziare in maniera poco rilevante lo spazio dei Giardini).
Accanto alle opere di Barceló sono esposti, come un richiamo
in nuce, alcuni disegni dell’artista e scrittore francese
François Augieràs, opere di piccolo formato che ritraggono scene di vita ordinaria site in paesaggi africani.
João Maria Gusmão e
Pedro Paiva è la coppia di artisti che intercede al mondo della Biennale per conto della produzione artistica del Portogallo, esponendo
Experiments and Observations on Different Kinds of Air. Il duo presenta, attraverso le strutture narrative del cinema sperimentale e dell’installazione, la determinazione di significati-altri rispetto a ciò che l’esperienza umana nel mondo presenta come ineguagliabile. Forti di un compendio filosofico sofisticato e di spessore, i due autori si sono interrogati sulla verità a partire dal Fondaco Marcello, sede retrostante piazza San Marco.
Infine, Valentin Roma, negli azzeccatissimi spazi dei Magazzini del sale, presenta la prima kermesse lagunare della Catalogna. La mostra dal titolo
La comunità inconfessabile è formata dall’accorpamento di due archivi di opere (dall’
Archivio post-capitale, un progetto multimediale di quasi 250mila documenti creato da
Daniel G. Andújar/Technologies To The People e dall’
Archivio F.X., una base d’immagini fotografiche e cinematografiche sull’iconoclastia anticlericale promossa da
Pedro G. Romero).
Più estesa, invece, la parte in mostra dedicata ai progetti di Sitesize e a un proscenio creato da
Elvira Pujol e
Joan Vila-Puig, che esplorano la periferia di Barcellona.