Categorie: biennale 2009

biennale 2009_progetti | Dalla Russia con amore

di - 30 Luglio 2009
Cos’è importante per la Russia?”, si chiede Olga Sviblova, curatrice di Victory over the Future, collettiva di sette artisti al Padiglione russo della 53. Biennale. “Per me è importante che siano apprezzati tutti i nostri artisti”, sottolinea, “perché ognuno di loro è in grado di toccare il cielo con un dito. È indubbiamente un fatto più che positivo che il gruppo AES+F sia stato invitato a Palazzo Grassi e che altrettanto abbia fatto il Macro”.
Un esempio: Andrei Molodkin, ex soldato dell’Armata rossa, presenta al Padiglione nazionale la propria pompa sanguinaria. Una macchina che produce petrolio non più dalla decomposizione di carcasse animali, bollite nell’olio crudo, ma addirittura dall’impiego di volontari post mortem, sottoposti al medesimo trattamento (una reporter della Bbc e una pornostar francese). E ancora da ricordare, per intenti più poetici, il collega Pavel Pepperstein. Artista, critico e scrittore, è ricordato come il co-fondatore di un gruppo sperimentale di artisti che, dopo la fine dell’Unione Sovietica, si è opposto alle influenze Occidentali nell’arte russa.
Accanto a lui ci sono Aleksey Kallima, aedo allucinato della guerra in Cecenia, Irina Korina, ideatrice di un’installazione architettonica, Sergey Shekhovtsev, scultore di schiuma vinilica, Anatoly Zhuravlyov, fotografo della trasfigurazione, e infine Georgy Ostretsov, master performer del gruppo.
Curiosità: Victory over the Future è sostenuta dalla potente Novatek (con circa 300mila euro) e da Mastercard; il governo copre soltanto il dieci per cento dei costi e le opere d’arte sono on loan con il Museo Statale di San Pietroburgo. “Senza il supporto della Novatek”, afferma la curatrice, “tutto questo non sarebbe stato realizzato. Le società russe preferiscono sostenere l’arte in senso classico, non l’arte contemporanea”.
Ed è la stessa Sviblova, paladina del nuovo in laguna, curatrice straordinaria di Unconditional Love, evento collaterale all’Esposizione Internazionale d’Arte. La collettiva, organizzata dai russi Buro17, dal Moscow Museum of Modern Art e dal National Center for Contemporary Art, è allestita in uno spazio di mille metri quadri alla Tesa 89 dell’Arsenale Novissimo.
Il progetto si è annunciato da sé con l’anteprima dell’ultimo lavoro video degli AES+F, La Festa del Trimalcione. Ispirata al Satyricon di Petronio: l’installazione è infatti presentata come proiezione panoramica di nove canali su nove schermi, in diciotto metri di diametro. La riflessione sull’amore prosegue, fra gli altri, con opere di Marina Abramovic, Miltos Manetas e Jaume Plensa, accanto a Samuel Adams, Artists Anonymous, Angelo Bucarelli, Aristrakh Chernyshov, Wim Delvoye, Dasha Fursey, Almagul Menlibaeva, Angelo Musco, Youssef Nabil, Velena Nikova, Olympia Scarryv, Olga Soldatova, Vadim Zakharov.
Altro evento satellite da visitare in ambito ex sovietico è la doppia personale di Vladimir Dubossarsky e Alexander Vinogradov, intitolata Danger! Museum e allestita a Palazzo Bollani. La mostra, organizzata in primis dal Museo d’Arte Moderna di Mosca, propone al pubblico le ricerche decennali di due artisti che, attraverso le potenzialità della pittura degli anni ’90, scavano nel patrimonio dell’arte sovietica e del realismo sociale, con la pretesa di rappresentare un continuum pittorico russo.

Ancora da mettere in agenda This Obscure Object of Art a Ca’ Rezzonico, una collettiva che mostra l’arte non come alienazione dal periodo soviet né come simbolo della democratizzazione durante la Perestroika, ma come oggetto oscuro con complesse strutture interne. Gli artisti di questa storia senza confini, fra gli altri, sono: Gor Chahal, Ilya ed Emilia Kabakov, Alexander Kosolapov, Boris Orlov, Anatoly Osmolovsky, Dmitry Alexandrovich Prigov, Leonid Tishkov, Konstantin Zvezdochetov.
Se la Biennale fa mondi, la Russia fa la Biennale…

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