Giardini secondo giorno. Se i padiglioni che troviamo subito all’ingresso appaiono abbastanza interessanti, è però nella zona retrostante, per capirci dall’altra parte del ponte, che ci sono quelli più incisivi.
Della Grecia in molti hanno già parlato, forse perché politicamente era quello più atteso. Oltre alla singolare rappresentazione/mimesi di un negozio esistente a Volos, la stranezza più evidente è la percezione reale dell’odore dato dai materiali all’interno del negozio,ma soprattutto dai resti degli animali. La pelle di capra su cui ci si siede per vedere il video è permeata di una puzza talmente forte che fa da viatico immediato per la comprensione delle immagini.
La dimensione allestitiva del padiglione jugoslavo, al cui interno troviamo la Serbia, ci impone invece una riflessione politico-sociale. Il lavoro di Ivan Grubanov dal titolo United dead nations, racconta di come nazioni che hanno smesso di esistere abbiano lasciato tracce ben importanti, fantasmi che si aggirano indisturbati a disturbare le geosfere attuali.
Consapevole di come alcuni padiglioni mi rimarranno nel cuore più di altri, questo serbo per l’appunto, abbandono i giardini per perdermi nelle calle di Venezia alla ricerca di eventi collaterali in grado di stupirmi.
s.v.
foto altrospazio
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