Germano Celant era in città già la settimana prima dell’inaugurazione della Biennale. Lo si vedeva mangiare, pensieroso, nelle trattorie nella zona vicino a Palazzo Fortuny. Lì è allestita una delle mostre legate al padiglione brasiliano, la cui presenza alla manifestazione lagunare sta sotto il titolo “Brasil em Veneza/Brasile a Venezia/Brazil in Venice”.
Ma com’è che l’amministrazione brasiliana si è affidata al promotore di A.P. anziché puntare sui nomi di casa Carlos Bratke e Edemar Cid Ferreira (per loro c’è solo un piccolo spazio nella parte dedicata al folklore brasiliano)? Penso che la scelta sia dovuta al fatto che, dovendo venire in Italia, si siano affidati a chi in questo momento porta l’immagine italiana anche al di fuori dei confini nazionali. E così hanno pensato che Celant avrebbe potuto rappresentare anche il Brasile all’estero, portarlo fuori dai confini nazionali e dargli maggior respiro. L’obiettivo è stato raggiunto: del padiglione brasiliano si è parlato molto; ha fatto audience, insomma. Questo è dovuto, in parte, anche e proprio alla figura critica scelta per selezionare gli autori partecipanti.
Celant ha stilato un programma articolato in quattro punti che porta a Venezia arte, cultura e folklore del Brasile. Nella chiesa di San Giacomo è allestita la mostra “Barocco nero brasiliano”, con opere del XVII e XVIII secolo. Nel padiglione nazionale dei Giardini, invece, è prevista la presenza di Ernesto Neto e Vik Muniz. Gli stessi sono in mostra pure a Palazzo Fortnuy, sede del museo dedicato a Mariano Fortuny, pittore e decoratore spagnolo vissuto a Venezia.
Neto coinvolge i sensi dei visitatori con sculture attraversabili e malleabili, realizzate in lycra e imbottite di materiale fluido.
Vik Muniz, invece, presenta lavori incentrati sulla reazione dell’occhio mentre guarda una fotografia che trasforma grazie all’uso di cioccolato, polvere, pomodoro, materiale di scarto e fil di ferro.
Tra gli abiti e gli arredi della raccolta Fortuny sarà ospitata pure l’altra mostra voluta da Celant: una rassegna dedicata alla cantante e ballerina Carmen Miranda e al Carnevale di Rio. Alla Peggy Guggenheim Collection sul Canal Grande, infine, verrà esposta un’installazione di Manuel Rio Branco e opere del brasiliano Tunga. Infine, da settembre e sempre alla collezione Guggenheim, sarà allestita una mostra dal titolo “Brazil: Body and Soul”.
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Silvio Saura
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