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Quella di Davide Dormino alla Sapienza di Roma, proprio di
fronte all’ingresso principale, forse l’università romana più prestigiosa, non
è una semplice scultura. Non è nemmeno un monumento, non è una installazione. È
una postazione, un luogo, una sedia, viatico importante grazie al quale poter
riuscire a fare un passo avanti, a raccontare qualcosa. Si intitola Anything To
say?, proprio perché vuole interrogare gli spettatori i fruitori, coloro
che sono vicino, intorno, ad avere il coraggio la volontà di salire sulla
sedia e dire qualcosa. Non è facile, si intenda. Intanto perché non sei solo,
ma vicino si hanno altre tre sedie con sopra figure scultoree che
rappresentano Edward Snowden, Julian Assange e Chelsea Manning, e
questi non sono tre semplici nomi di gente comune, ma personaggi contemporanei
che hanno avuto il coraggio e la sfrontatezza di avere svelato verità
insvelabili. Ma oltre a stare vicino a loro, salire sulla sedia significa essere
un gradino più in alto degli
Altri, porsi in modo interlocutorio ma con maggiore
consapevolezza di ciò che si sta dicendo.
Non è facile dunque salire e parlare, ma anche salire e rimanere
silenti ha un valore importante. Perché si è lì, testimoni di un tempo di un
luogo di uno spazio, portatori di valori che oggi sembrano scomparsi.
Il lavoro di Dormino, dopo avere girato per tante città europee
importanti, approda finalmente nella città in cui l’artista vive e
lavora. E si ha tempo fino al 13 dicembre per andare, trovare il coraggio,
salire sulla sedia, e guardare il mondo davanti con una prospettiva diversa,
ampia, che respira ed è in grado di sovrastare le emozioni del vivere
quotidiano. La sedia vuota è lì ad aspettare giorno e notte, mattina e sera. E
sarebbe bello vedere se i giovani che entrano ed escono dalle facoltà, avranno
il
Coraggio e la sfrontatezza di salire e guardare, parlare, loro,
ai quali stiamo lasciando un patrimonio culturale economico sociale
difficilissimo da sciogliere Come una matassa piena di nodi. Magari di
notte, dopo avere bevuto, ballato nel quartiere vicino di San Lorenzo,
torneranno lì e saliranno quel gradino che rappresenta il primo di tanti per
raggiungere il loro futuro.