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Festival ricco, con mille proposte che si accavallano l’una all’altra.
Magari stornati da qualche grande occasione, altisonanti anteprime e colossali manga-film, ci si è lasciati sfuggire deliziosi camei che circuitano nell’off off di questa rassegna. Il motivo conduttore è la fantasistica dell’immagine elaborata, l’interesse sul medium più che sul contenuto, o quantomeno sulle futuribili propaggini del mezzo e su come queste possano influenzare i contenuti. Ed ecco allora una conferenza che ha ricevuto la dovuta centralità, senza logorio per i contenuti molto tecnici e poco spettacolari: Glorianna Davemport, ricercatrice del M.I.T. Media Lab, ha esposto il percorso del suo dipartimento. Il Michigan Istitute of Technology dalla metà degli anni Ottanta è impegnato nel tentativo di rendere interattivo un mezzo che da sempre è legato alla passività del fruitore; dal mero software ai sensori di movimento fino alle tecnologie mobil e di rete, l’intento è quello di collocare fruitore e interfaccia video in uno spazio fisico comune, di rendere lo spettatore capace di modificare la storia attraverso il suo coinvolgimento attitudinale e registrarne le reazioni emotive. Un esempio Pigeon: in un corridoio viene proiettato un video con dei piccioni che beccano, quando il frutore ci passa davanti, i piccioni volano via. Da queste semplici strutture a vere e proprie storie che durano giorni e coinvolgono molteplici utenti, per la Davemport il suo lavoro è destinato, non solo alla ricerca artistica ma addirittura a cambiare il modo di intendere il cinema di narrazione. Poi altri incontri, con registi e tecnici, per i making off dei film…e i film? Se da un lato i lunghi erano spesso solo per gli amanti del genere (manga soprattutto, o animazione in genere), i corti, anche se di simile fattura, presentavano qualche scelta molto interessante.
Tra queste decidiamo di segnalare un mediometraggio francese, di Jacques Barsac (2001), low cost, realizzato quasi interamente con fotografie animate al computer, che narra la storia del ritratto, dai dipinti rupestri alla fotografia di moda; l’autore, tutto da solo, basandosi sulla teoria del Museo Ideale di Malraux, produce un opera per niente didascalica, ma poetica e ironica, rispettoso della storia ma capace di sferzanti contrasti, come quando accosta ai quadri fiamminghi, le immagini del quartiere a luci rosse di Amsterdam. Poi una produzione tutta giapponese, una vera sopresa sia dal lato dei contenuti che nelle forme espressive: Nekojiro-So di Tatsuo Sato, che si coverte dal manga superoccidentalizzato, a una storia tutta giapponese, tradizionale e nostalgica. Una parabola esistenziale, addolcita dall’illustrazione infantile, ma estremamente cruda. Un gattino per salvare la sorellina malata, affronta la morte e incubi atroci, in un’anamorfosi continua che denota una fantasia grafica rara nel disegno giapponese, cosi fortemente stereotipato. A lato della rassegna principale, al cinema Lumière è stata organizzata una retrospettiva sulla videoarte a cura di Marco Maria Gazzano, docente di Audiovisivi a Urbino, da Beetles Elettroniques, opera iniziatrice e rivoluzionaria, di Nam June Paik (1965) a Robert Cahen, ai Valsuka (Warp, 2000). Nella stessa sede, trova posto anche un primo piano di Segundo de Chomon, che dal 1902, si dedica al cinema fantastico, come pioniere degli effetti visivi, arrivando a colorare i suoi film, fotogramma per fotogramma, con la tecnica del pochoir. E questo sguardo al passato, questo bilancio tra nostalgia e progresso, tra analogico e digitale, domina l’intera rassegna, a partire dall’icona scelta per l’edizione 2002: Argilla di stella, di Pablo Echaurren, un artista che da sempre si cimenta nella commistione tra arte etnica e illustrazione moderna. Anche qui alla freddezza del silicio è preferito il calore dell’artefatto manuale.
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Future Film Festival
Manga
Cineteca di Bologna
Niccolò Manzolini
“Future Film Festival”
Dal 16 al 20 gennaio 2002
Bologna, via del Pratello 21/2
Tel: 0512967581 Fax: 0516967133
E-mail:fff@clarence.com
[exibart]
..se l’avessi saputo prima…