La seconda edizione di Space is still the Place, evento curato da Marco Altavilla e Anna de Manicor, ha invaso per una notte gli spazi del Teatro Polivalente Occupato, sempre suggestivo nei suoi 4000 metri quadrati dall’aria dismessa ma imponente. Gli artisti presenti -tutti italiani e con qualche proposta inedita- si sono confrontati attraverso modalità diverse con l’ambiente, indagando le interferenze tra spazio, tempo e suono
Scalpo è il titolo della video-installazione presentata da Anna de Manincor. Lo “schermo” diventa un trittico: nella parte centrale corrono veloci le immagini dell’artista/protagonista che recide i suoi dredlocks e ai lati gli ultimi istanti del video scorrono ossessivamente in loop; i Tu m’, invece, utilizzano una vera e propria parete di monitor per la loro raffinata animazione digitale. Una piacevole sorpresa l’esordio del giovane veneziano e.g.ø, che in una grande e buia sala sotterranea ha realizzato l’installazione Resonating Mary, dedicata alla cantante degli Stereolab Mary Hansen, recentemente scomparsa. Il frastuono generato dalla “scultura” si sentiva già scendendo le scale, aumentando gradualmente fino a diventare insopportabile per ogni
Straniante e intenso anche il progetto di Massimo Carozzi disposto in un lungo tunnel. Giradischi, telecamere a circuito chiuso e monitor compongono un’installazione che risulta contemporanea e retrò allo stesso tempo, contaminando i video corridors di Bruce Naumann con le tematiche più recenti della sorveglianza. Strizzando l’occhio alla turntablism culture.
La ricostruzione di ambienti accomuna il lavoro di Marco Samorè, la cui ricerca si è recentemente spostata dalla fotografia all’installazione, e Vincenzo Bonaffini. Il primo, con l’installazione Don’t worry, be happy, ricrea una stanza dalle pareti verdine e l’aria molto vintage, resa surreale dalla presenza di una profumatissima montagna di popcorn, il tutto accompagnato dal suono di una vecchia radio che trasmette il noto brano di Bobby Mc Ferrin. Bonaffini invece invita lo spettatore ad accomodarsi nel salotto di un ipotetico cacciatore di frodo.
I due progetti di tipo performativo sono stati firmati da Le Supplici, autori di una lunga e un po’ compiaciuta indagine sul corpo, e
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