La Gallleriapiù, In occasione di ArteFiera e dei suoi eventi collaterali, ha inaugurato la mostra dal titolo “Altrimenti che essere” a cura di Andrea Bruciati. Il titolo rinvia al celebre saggio del filosofo Emmanuel Lévinas che ci introduce al concetto di alterità, interpretato abilmente in tutte le sue declinazioni dai dieci artisti in mostra.
Secondo il filosofo lituano l’ “Altro” è l’entità necessaria all’esistenza di ognuno, non come completamento ma come conferma dell’altro da sé poiché “il culmine dell’identità è la distinzione” dall’Altro. La società, per Lévinas, infatti, si basa su rapporti intersoggettivi che non includono mai l’assorbimento o l’eliminazione dell’Altro ma sulla compresenza di soggetti che considerano reciprocamente l’esistenza altrui: “siamo circondati da esseri e da cose con i quali intratteniamo relazioni. Siamo con gli altri con la vista, con il tatto, con la simpatia, con il lavoro in comune. Io tocco un oggetto, vedo l’altro, ma non sono l’altro. Tra esseri ci si può scambiare tutto tranne l’esistere”, scrive il filosofo.
Così la solitudine diventa elemento inscindibile dell’esistenza, filo rosso che attraversa ognuno dei lavori in mostra, come nel video di Joanna Pietrowska e Nefeli Skarmea, Breathing, Vulnerability, 2014, un coro di respiri, un insieme di individui o nelle sculture di Namsal Siedlecki, Volver, 2012, due parallelepipedi di ghiaccio e salgemma, similmente unici.
Nell’ “etica della differenza” anche l’eros è emblema dell’alterità, dove i soggetti coinvolti in una relazione non si completano mai ma restano distanti e mantengono la propria individualità perché “l’eros non è possesso, ma mistero che implica la presenza dell’infinito”, un legame sottile ed incomprensibile come quello che lega la coppia nel video di Elodie Pong, Smoke, 2003. L’emblema dell’incomunicabilità tra i due sessi è rappresentata anche in Doppelganger, 2011, la performance di Didier Faustino in cui un uomo e una donna sono uniti e allo stesso tempo separati da una morsa che non gli permette di parlarsi né di sfiorarsi.
La collettiva è infine un gioco di tensioni tra il sé e l’altro da sé, dove lo spettatore è invitato a guardarsi intorno con uno sguardo insolito, strabico, capace di vedere al di là dell’ apparente e convenzionale equilibrio del mondo.
Ilaria Tamburro
mostra visitata il 24 gennaio
Dal 22 gennaio al 4 aprile 2015
Altrimenti che essere
Gallleriapiù
Via del Porto 48 a/b, 40122 Bologna
Orari: martedì e mercoledì 14.30-19.30; giovedì e venerdì 12-20; sabato 11-19 e su appuntamento