In concomitanza con ArteFiera, la mostra mercato più qualificata nel panorama nazionale, la Galleria d’arte moderna di Bologna apre la stagione 2001 con la personale di Arnulf Rainer. Prosegue dunque la serie di monografie che la Galleria dedica ai grandi artisti contemporanei di fama mondiale: Rainer, pittore austriaco per nascita e per poetica, ha esposto le proprie opere nei musei di tutto il mondo, dallo Stedelijk di Amsterdam al Guggenheim di New York. Bologna consacra l’artista con una retrospettiva di centosessanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private, opere che trovano nei locali della Galleria una collocazione ideale, tanta la loro magniloquenza sulle pareti bianche e minimaliste della Gam.
Come precisa il neodirettore della Gam, nonché curatore dell’esposizione, il percorso storico che mostra i lavori dell’artista dagli anni 50 ad oggi non va però colto nella sua storica diacronia: “ci si potrebbe benissimo immaginare uno svolgimento sincronico delle possibilità espressive dell’artista”. Rainer infatti rinnega la coerenza e procede per avanzamenti e retrocessioni in un andirivieni continuo di modalità semiche che hanno come poli di una dialettica irrisolvibile il pieno e il vuoto, l’estasi e l’ascesi: una tensione irrisolta dei contrari manifestata da tecniche artistiche multiformi, fatte di continui ripensamenti e lavori stratificati.
Ben noti sono i suoi sovradipinti, o tele sovrascritte, in cui gli oggetti inizialmente ritratti sembrano annegare nella pittura e a riemergerne quasi soffocati, solo ai margini.
Tale dialettica sia poetica che stilistica nasce dalla stessa concezione raineriana di arte e di artista: una continua sperimentazione mai paga del proprio risultato, una perenne insoddisfazione nei confronti dell’opera; metafore forse della difficoltà del vivere postmoderno, in cui emergono i tentativi di ricerca dell’identità umana, tentativi di cui Rainer è attento osservatore e fautore ad un tempo. Rainer uomo e artista coincidono.
In questo modo la sua pittura è difficilmente riconducibile a uno stile o a una definizione univoca: non è certamente figurativa, ma neppure Informale; la realtà è che Rainer è un pregiato linguista di quel linguaggio che sono le forme visive e usa ogni mezzo a sua disposizione per poter (vanamente) assurgere alla perfezione espressiva: l’artista arriva alla consapevolezza mai arrendevole dell’inesprimibilità e lotta con il linguaggio per esprimere l’inespresso.
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Galleria di Arte Moderna di Bologna
Andrea Zannin
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Sarebbe stato più carino che il nuovo direttore esordisse con la mostra dedicata ad un artista più giovane. Cmq sia...staremo a vedere come gestirà la galleria.
...non vorremmo mai correre il rischio di far nascere il sospetto che dopo arnulff ... il nulla?
!ORPO!
Complimenti per l'iniziativa.Spero che l'interesse sia stato elevato e il gradimento altrettanto.