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fino al 1.V.2011 Matthew Day Jackson In search of…. Bologna, MAMbo
bologna
Mito e fantascienza, realtà alternativa e immaginazione sono il leitmotiv di una mostra dove ogni opera, sia essa una fotografia, un oggetto o il video che dà anche il titolo alla mostra, segue la linea coerente di un unico progetto fantastico…
. Sin dall’inizio il visitatore si trova di fronte ad un doppio richiamo: lo spazio, forse anche la fantascienza, e il tempo storico, magari rinascimentale, che scopriva nella natura forme viventi. C’è quindi un binario che va indietro nel tempo attraverso il richiamo immaginario ad un’antica civiltà produttrice di eidola (parola che in greco significa immagine che si vede e che ha acquisito poi una valenza sacra), e un tempo che invece guarda il futuro con un orizzonte universale. Richiamandoci ancora al video, di questa civiltà vengono prodotti dei reperti, che sono finte ossa umane o oggetti come una bottiglietta della cocacola; si apre così uno spiraglio sul presente, sulla contemporaneità e sul consumo. Altrettanto moderno è l’inserto pubblicitario della Audi, che divide in tre parti il documentario In search of… ed offre con brevità una chiave di lettura su una società fondata su beni di consumo di lusso, dove però il muso della macchina in primo piano ha una forma antropomorfa, sembra un viso umano, come altre forme appaiate a quella dell’auto ed elaborate questa volta dall’uomo e che fanno parte dell’oggettistica quotidiana e banale. Quindi per dirla come Nicolas Bourriaud “l’artista abita forme storicizzate” remixandole con l’immaginario contemporaneo. E’ quello ad esempio che compie nell’opera The tomb, dove otto astronauti di legno reggono in processione la tomba con il corpo (ovviamente tutto inventato in uno strano assemblage) dell’artista, riprendendo l’idea medievale delle tombe francesi in marmo. Al posto degli astronauti ovviamente negli originali c’erano dei monaci incappucciati. Tutto diventa, nel procedere di Day Jackson, utilizzabile per descrivere un’idea che diventa nuova, perché nasce in un contesto diverso da quello storico e acquisisce quindi un valore contemporaneo. Questa volontà citazionista, che acquisisce poi un significato che si allontana da quello originario, misurando le distanze temporali, si nota anche nella carcassa di automobile di Skip Nichols, modificata con inserti di legno all’interno e con un led sottostante, dato che il titolo dell’opera è Chariot II (I like America and America likes me), con cui riprende il titolo della performance del 1974 di Beuys; là il confronto era con un America ancora naturale, selvaggia, nello spirito della scultura sociale promulgata dall’artista tedesco, nel nostro caso si tratta di un altro simbolo americano, ma manipolato e con l’idea di scarto industriale, di resto inservibile della società dei consumi.
Molti degli elementi che vengono proposti nel video, che sono reperti fantasmagorici della misteriosa civiltà citata sopra, trovano una collocazione nella struttura da collezione di naturalia et mirabilia di classica memoria dell’ultima sala. Anche qui si possono citare i musei dell’antichità e le teche di artisti contemporanei che contengono resti di azioni come in Beuys o forme classificate del repertorio animale come in Broodthaers. Si tratta negli ultimi due casi di segni che connotano la volontà classificatrice, ma anche una sorta di ironia contemporanea. Come è ironica la sparizione dell’artista nel video, che rimanda a fenomeni forse addirittura paranormali. Su questa falsariga di autobiografica ironia sono da leggere gli autoritratti fotografici dell’artista da morto, in un confronto circolare con le possibilità della vita, che implicano la sua fine, per quanto in una messa in scena teatrale quale quella di Day Jackson.
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a cura di Gianfranco Maraniello
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni, 14 – Bologna
Orario: martedì, mercoledì e venerdì 12.00-18.00
giovedì 12.00-22.00
sabato, domenica e festivi 12.00-20.00
Ingresso: intero € 6, ridotto € 4
Catalogo Instant Book Edizioni MAMbo
Info: tel. +39 051 6496611; fax +39 051 6496600;
info@mambo-bologna.org; www.mambo-bologna.org
[exibart]
A mio parere un artista e una mostra che non riescono a competere con la contemporaneità e non riescono neanche a rappresentare la contemporaneità.
Un’arte pop anni 90 scarnificata ed incerta che sembra presentare un set cinematografico da film B movie anni 90. Invito a guardare le facce perplesse del pubblico in una bologna in cui il Mambo sembra sempre di più una grande insegna luminosa che vuole ostinatamente rappresentare la presunta modernità della città.
I contenuti languono, il pubblico pure e l’unica cosa che importa è il contributo di Unicredit per tenere in piedi la baracca; contributo con non richiede nessuno standard di qualità ma solo la presenza dei loghi Unicredit che in questo modo riesce anche ad avere anche sgravi fiscali.