Pochi giorni ancora per visitare alla Fondazione MAST di Bologna i lavori dei quattro finalisti del Photography Grant on Industry and Work 2018, il premio dedicato agli sguardi dei giovani fotografi sul tema dell’industria, della tecnologia, del territori e del lavoro.
Sara Cwynar, Mari Bastashevski, Sohei Nishino e Cristóbal Olivares sono stati selezionati come autori tra più capaci a rendere visibili e a trattare in maniera originale gli argomenti di indagine del premio che mette a nudo aspetti generalmente poco conosciuti del mondo del lavoro come la progettazione, lo sviluppo, la produzione e la vendita dei prodotti. Generalmente, quando si parla di premi, ci si aspetta sempre di trovare in mostra una sorta di rassegna di lavori che difficilmente comunicano tra loro. La raffinatezza della curatela di questo premio la si coglie nel modo in cui Urs Stahel sia riuscito a selezionare quattro progetti che sono raccontati negli spazi di via Speranza 42 con la dignità di quattro personali, slegate ma tra loro in un dialogo profondo, capaci di appassionare e tenere alta l’attenzione del visitatore, nonostante il confronto avvenga su argomenti di non sempre facile lettura.
L’apertura spetta a Cristóbal Olivares (Santiago del Cile, 1988) che presenta il progetto “The Desert”. Nelle sue immagini il rapporto tra uomo e paesaggio è narrato attraverso la disperazione dei migranti domenicani verso il Cile. Circa 30.000 uomini e donne che hanno lasciato l’arcipelago caraibico in cerca di fortuna e si sono ritrovati in un viaggio verso l’ignoto, truffati e abusati da bande di trafficanti a causa di un sistema speciale di visti turistici che li rendono facilmente riconoscibili. Olivares alterna i ritratti dei migranti alle rotte del loro viaggio, presentate tramite videoinstallazioni, google maps e stampe fotografiche che ritraggono la desolazione incontrata in questo loro percorso verso una vita migliore. Olivares si confronta con un genere, quello del ritratto e del paesaggio, che lo porta in dialogo con la grande tradizione fotografica anche se con un forte pittoricismo di ritorno, che informa tutta la sua produzione.
Sara Cwynar, MAST Foundation For Photography Grant 2018 On Industry And Work
Restando nel contenente americano, ma spostandoci verson Nord, negli States, Mari Bastashevski (San Pietroburgo, 1980) racconta di una storia anch’essa poco conosciuta in Europa, l’avvelenamento da piombo della falda acquifera della città di Flint, nel Michigan, che ha colpito una popolazione per la maggior parte costituita da afroamericani, che nel dramma ha reso nota una rete di corruzione locale e nazionale su cui aleggia anche l’ombra della onnipresente Nestlé. Sotto forma di vera e propria inchiesta giornalistica, riportando oltre alle testimonianze fotografiche di quanto accaduto, alcune mail e documenti comprovanti il malaffare emerso a Flint, “Manager dell’emergenza” è un freddo e lucido report su quanto l’uomo sia capace di fare pur di assecondare le regole del profitto. In quelle case, centri commerciali e aziende lasciate d’improvviso vuote, senza più persona ad abitarle, vi è l’icona di questo scempio. L’inchiesta e la denuncia cedono il passo alla meraviglia e alla poesia delle immagini del giapponese Sohei Nishino (Hyogo, 1982) che ci racconta il Po e la sua gente, così come lui l’ha vissuto in un viaggio dal Monviso fino alla sua foce, sull’Adriatico, durato 45 giorni e compiuto la scorsa estate. Non è un solo un fiume: il Po è per noi un luogo che ci nutre e ci regala la vita, spina dorsale della nostra economia, ma anche luogo dell’intimità della vita di tutti i giorni, per chi ci abita accanto. E Sohei Nishino ha colto tutto questo in una delle installazioni più emozionanti della mostra. Il grande collage che si sviluppa su tutta una parete della sala racconta della sua tecnica fatta di immagini che si costruiscono per stratificazioni di altre immagini, di prospettive che rispolverano la lezione medievale della visione a “volo d’uccello” per raccontare un territorio non solo nella sua eminenza geografica, ma anche in quella storica, sociologica e culturale attraverso l’inserimento di dettagli che ci mostrano i luoghi nella loro completa identità. Conclude Sara Cwynar (Vancouver, 1933), che sconfina più decisamente nel video e presenta un interessante e appassionate lavoro di ricerca sul colore e su come, nella sua standardizzazione legata alla produzione industriale, esso sia entrato di diritto nelle battaglie femministe come indicatore di una società apertamente sessista. Citando gli studi di Ludwig Wittgenstein, David Batchelor, Henri Matisse la sua indagine allinea la società industriale, e il capitalismo legato alla produzione del make-up alla vacuità della società contemporanea, all’utilizzo della donna come oggetto, alla violenza di un marketing che impone modelli comportamentali sbagliati pur di riuscire a vedere un prodotto in più.
Leonardo Regano
mostra visitata il 21 aprile 2018
MAST Foundation For Photography Grant 2018 On Industry And Work
Fondazione MAST,
via Speranza 42, Bologna
Orari: martedì – domenica 10 – 19
Info: www.mast.org