Trends, quest’anno, fa tappa a Roma. “Roma è tutto e il contrario di tutto, un assurdo marasma che rifiuta la saga deleteria dei provincialismi” (Gianluca Marziani).
Ludovico Pratesi e Gianluca Marziani confrontano le loro concezioni e sensibilità artistiche attraverso la selezione di cinque giovani dell’ambiente della capitale. C’è un’intrigante interazione tra la struttura architettonica della Salara e le opere in mostra. La divisione su due piani sottolinea il divergente binario dei curatori, ma allo stesso tempo la prossimità e la somiglianza tra le stanze palesano un complesso intreccio di richiami. Nuove tecnologie: video, computer e fotografia digitale. Nuove forme d’arte: installazioni, computer art e performance. E una problematica riflessione sulla realtà.
Al primo piano, Marziani ha posto quegli artisti che “descrivono alcune modalità di incontro/conflitto tra Roma e chi vi crea cultura. Rappresentano un’intensa azione sul corpo, sulla carne viva di chi mette in gioco la pelle, i muscoli e le membrane interne. Fa da protagonista il video di Francesco Impellizzeri. Il desiderio di rompere con la quotidianità, di cambiare, di “muoversi” attraverso molteplici ruoli si manifesta nei camaleontici travestimenti e ci accompagna attraverso la canzione di sottofondo nella visione di tutta la sala.
Lasciamo fuori razionalità e normalità per scoprire le analogie sottese di un nuovo mondo. Sporgono dalla parte i “ragnetti psichici” di Enrico Corte che si insinuano nel nostro corpo. E’ forse un’immagine della nostra condizione? Siamo vittime di una forza corrosiva e cinica?
Il corpo è protagonista indiscusso. Anche Paolo Consorti ci parla delle nostre membra sottoposte ad eccessi e contaminazioni attraverso le tecnologie digitali. Franco Giordano, invece, segue un percorso creativo coerente e costante che vuole arrivare dentro il nostro corpo, alle nostre emozioni, ai nostri “dubbi” e alla mutevolezza dell’interiorità ( www.francogiordano.net). Chiude il piano Andrea Nurcis che ci colpisce con una scacchiera di circa 80 disegni a biro. La creatività esplode per indagare i confini labili tra realtà e finzione.
Scese le scale, un’enorme stampa digitale di Daniela Perego ci introduce in una nuova atmosfera. Ludovico Pratesi ci vuol far conoscere una “nuova generazione di artisti, che non si ispira più ai modelli provenienti dalla storia dell’arte passata o recente, ma analizza la realtà quotidiana con strumenti come la fotografia, il video e le reti tematiche.
Personaggi banali e staordinari si incontrano nella sala inferiore. Al centro un uomo getta “neve” all’interno di un piccolo microcosmo un gesto ripetitivo, logorante, tentativo vano di cambiare la realtà (clan-snowboarder di Corrado Sassi). Nathalie Perisse si finge di essere una serial killer lasciando a terra tracce del suo delitto. Andrea Malizia, invece, si getta nel mondo quotidiano, culinario rendendo esperienza estetica i gesti attorno al fornello. Il sottofondosonoro è fornito da Dafni e Papadatos che hanno creato uno spazio elettronico per dare sfogo alla nostra creatività ritmica.
Emerge un quadro di Roma come centro di una “generazione di artisti stimolanti, di curatori e critici attivi e capaci” (Pratesi). Roma “è la città meno provinciale di tutta Italia, un posto che non guarda in faccia nessuno, che ti esalta e subito dopo ti distrugge” (Marziani).
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Marta Severo
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