Rapportandosi
ai grandi classici della letteratura occidentale,
Daniela Comani (Bologna, 1965; vive a Berlino) riproduce con
ironia e sarcasmo, attraverso una serie fotografica e una pubblicazione, oltre
un centinaio di copertine editoriali.
Da
Musil a Cervantes, da Camus a Pasolini, i grandi romanzi che hanno segnato la
storia letteraria della società contemporanea vengono dispiegati sotto gli
occhi del pubblico, come se si trattasse del catalogo per immagini di una nuova
casa editrice. Solo dopo una prima lettura dei titoli ci si rende
irrimediabilmente conto che i generi sessuali dei grandi protagonisti che
popolano ancora oggi le nostre ore di lettura si sono invertiti:
La Donna
senza Qualità,
Doňa Chischiotte,
L’Étrangère,
Ragazze di Vita. Con
interventi minimali sulla grafica della carta stampata, Comani reinventa la
nostra tradizione letteraria e permette di rileggere in una nuova chiave i
classici e i loro personaggi.
Dagli
anni ’90 l’artista utilizza le fonti iconografiche più disparate nell’ambito
della comunicazione, muovendosi attraverso tecniche e risultati differenti. La
stampa, la storiografia e i cliché della contemporaneità e delle sue immagini
si materializzano in opere come
Sono stata io o nella serie fotografica
Un matrimonio felice. Gli eccessi di una comunicazione di massa troppo
veloce e superficiale trovano forma ed espressione nel videoloop
Palinsesto e nelle installazioni
Printed Women.
Lontani
sono invece gli esiti formali e i processi creativi che caratterizzano, sin dai
suoi esordi negli anni ’70, l’opera di
Pinuccia Bernardoni (Bientina, Pisa, 1953; vive a Bologna).
Forme
naturali, organiche, rese essenziali attraverso un attento lavoro di sintesi e
astrazione, popolano grandi fogli di aspex leggermente incurvati. Minimalismo,
Concettuale e Arte Povera si mescolano nella scelta di materiali e colori,
nelle geometrie reiterate, nella sinuosa linearità dei disegni.
La
natura e le sue forme-unità primarie divengono le fonti iconografiche da cui
derivano ideogrammi silenziosi, che racchiudono visioni interiori in poche
linee tracciate con la barretta a olio. Una scultura minimale, dove la luce e
l’ombra giocano con la trasparenza del vetro e della carta, dove il vuoto e il
pieno ritmano e regolano composizione e struttura.
La
pubblicazione che accompagna la mostra e da cui la mostra stessa prende il
titolo,
Da 1 a 10, descrive lo
svolgimento di un progetto dalla visione del suo archetipo (un vaso di berenzie)
all’esito finale (
Fantasmato, l’immagine immobile di un essere di passaggio). Attraverso immagini, brevi narrazioni e pagine
popolate da poesie trasformate in “
parole spaziate”, il libro di Bernardoni segue passo passo il
processo creativo, ne descrive le paure, le potenti ispirazioni, il metodo, le
scelte tecniche e le difficoltà incontrate lungo la strada.
Come
una sorta di diario,
Da 1 a 10 descrive ogni pensiero, azione o sentimento. E insegna a “
cercare la forma
senza perdere l’emozione”.