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Per i 5 anni di apertura MAST mette in mostra una parte della propria collezione di fotografie e installazioni video sull’industria e sul lavoro, temi fondanti e primi motivi di tutta la sua attività. E rincuora questa riflessione per immagini sui ritmi del nostro tempo, sulla velocità che lo caratterizza e sul movimento delle merci che s’innerva nel ritmo della vita del Pianeta. Rincuora questa mostra perché dà la possibilità di pensare e di soffermarsi sui territori ampissimi del lavoro, che, interpretato in questa occasione da grandi fotografi e da bravi artisti, inevitabilmente tracima, e conduce per vie inaspettate e diverse a molteplici e ulteriori considerazioni. Considerazioni su quanto l’essere umano sia ridotto a scarto quando non sia più in grado di “consumare”; sul futuro prossimo venturo all’insegna della robotica; sulla vita che diviene merce tra le merci, e in questo senso la fotografia “termografica” di Richard Mosse, che rileva attraverso il calore la presenza di corpi umani nei containers di un porto, è davvero emblematica.
Alexey Titarenko Stazione della metropolitana Vasileostrovskaya (Variante Folla 2), dalla serie “Città delle ombre” / Vasileostrovskaya Metro Station (Variant Crowd 2), from the series “City of Shadows”, 1992 © Alexey Titarenko, courtesy of Nailya Alexander Gallery, New York
Le merci e tutti i nostri sensi, una relazione su cui non solo la fotografia ma anche la pittura moderna ci ha lasciato testimonianze significative e spesso indimenticabili, legate alla memoria dei colori, della consistenza al tatto, dell’odore, quello ad esempio che si spande nel quadro Il mercato del cotone a New Orleans di Edgar Degas. Un mondo svanito. Le merci oggi non si vedono più, il tripudio olfattivo e visivo che fino a ieri inondava i porti e le strade ha cessato di essere. Una disparizione a cui penso davanti alla foto di Sonja Braas Container (dalla serie Un eccesso di prudenza) dove l’anonimato di una folla di containers sigilla il nascondimento del corpo della merce. E a questo proposito mi viene in mente 700 kilometri di esposizione, un lavoro di Franco Vaccari del 1972, fotografie di camion (aperti) ripresi stando in automobile, quindi dalla parte posteriore e con prodotti ben in vista. Mi rammento delle foto di Vaccari ancora di più guardando, in questa mostra, Camionisti di Annica Karlsson Rixon, in cui sono ripresi solamente gli abitacoli (736) dove “vivono” i drivers, i pendolari a ciclo continuo del tempo on the road. La velocità che invece è intrinseca agli “iperoggetti”, per usare un’espressione di Thimothy Morton, al MAST è fotografata da Jacqueline Hassink: è l’umanità immersa nell’altrove del cellulare e nel qui e ora delle merci via web.
Eleonora Frattarolo
mostra visitata il 4 novembre
Dal 4 ottobre 2018 al 13 gennaio 2019
Pendulum. Merci e persone in movimento
MAST
Via Speranza 42, 40133 Bologna
Orari: da martedì a domenica dalle 10 alle 19
Info: www.mast.org, info@fondazionemast.org