Walter Bortolossi sembra applicare alla realtà una lente deformante. Se si tenta di scovare una sintassi del suo linguaggio, confrontando le tele, si capisce che i travisamenti, i viraggi del colore, la composizione al limite del kitsch sono il frutto di una rigorosa pratica di campionamento e compilazione. Quest’artista, in ogni sua opera, mette in pratica il vecchio concetto di allegorismo, in termini moderni e personalissimi. Se dopo una prima analisi ci si accorge delle reiterate occorrenze di certi simboli, sicuramente questo non basta per decifrare il significato denso di questi patchwork allegorici; soprattutto perché campiona dalla cultura di massa i propri soggetti, ma essi attraversano ‘un processo di continua trasformazione’, legato al suo percorso di accrescimento artistico. Ci si accontenta quindi di intuire il messaggio generico. Bortolossi è un autore satirico, e la lungimiranza della sua ironia trova relazioni ancora futuribili: inattuale è la citazione di vecchie iconografie e triti personaggi del costume e il suo lavoro potrebbe segnalarci, inoltre, qualcosa per cui il clima attuale non è ancora pronto. Non intendo riferirmi alla tecnica, che può essere vagamente inquadrata tra bad painting e neopop, per comodità, ma alle considerazioni contenute, che concernono un periodo ancora non trascorso, da cui non abbiamo il necessario distacco. In Nasdaq , Seattle-Roncisvalle, New Economy i riferimenti all’attualità sono prepotenti; in Aquarium Era Nostradamus appare al centro di una serie di scene mediatiche note e icone leggendarie, come a porre l’accento sull’aspetto profetico dei paralleli storici. È un peccato considerarlo un epigono, neutralizzandolo in una scuola, ammesse le costanti che lo legano a una parte della nuova figurazione italiana, dagli Ultrapop a Giacon. Potremmo considerarlo un illustre opinionista, un illustratore filosofico e politico. Si serve di vip e personaggi storici, come di eroi dei fumetti, li fa
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