Quattro sono gli autori scelti da Elio Grazioli, curatore
principale di Fotografia Europea. Tra installazioni video, stampe tradizionali e scatti
digitali, il tessuto dell’Incanto – a cui è dedicata la manifestazione reggiana – si stende
sulla città con mostre dove lo sguardo dell’artista incrocia quello dello
spettatore, creando sinergie ogni volta differenti. Grazioli stesso scrive: “L’incanto
è qui il nome di questo sguardo che vede altro, che cerca altro”. La sorpresa, la trasfigurazione,
il rispecchiamento sono i caratteri comuni delle numerosissime esposizioni, pur
nella poliedricità delle singole poetiche e tecniche.
È pura carica emozionale quella che avvolge le proiezioni
– incantevoli, davvero incantevoli – di Ange Leccia e dei suoi Sensitive Wall. Dislocati nelle storiche stanze
dei Chiostri di San Pietro, dove ancora si conservano antichi affreschi a
grottesca e tracce di un uso passato, i video indagano con rara delicatezza,
con “acutezza sensibile”, mondi al femminile, ritratti di un subacqueo domestico come in Sabatina o in Night in white satin, voci sovrapposte in Perfect
Day. Tra suoni,
immagini e la suggestione creata da un’illuminazione notturna d’effetto, è
questo l’allestimento che più scuote le corde della sensibilità visiva.
Mark Borthwick espone le sue fotografie della serie Saluta La Dia nella seconda delle sedi
“claustrali”, a San Domenico. Formatosi negli ambienti dei magazine di moda, la
sua ricerca si oppone ai soliti cliché e ha lo scopo di rovesciare la
prospettiva mercantile dei brand. Non solo, l’artista – che è anche film-maker
e musicista –
scardina le classiche regole della fotografia, utilizzando i controluce, le
sfocature, gli scatti rubati che rifiutano atteggiamenti precostituiti e messe
in posa.
Dai chiostri a una chiesa il passo è breve: ai Santi Agata
e Carlo le pareti offrono la visione di Encounters, ultimo lavoro, dopo le
principali raccolte Making Do and Getting By e Occasional Geometries, di Richard Wentworth. È forse la mostra che più si
avvicina all’omaggio a Man Ray, fulcro del festival: tra objet trouvé e ready made,
Wentworth riesce a cogliere le “opere d’arte” che si formano spontaneamente
dall’incontro tra oggetti decontestualizzati e le quotidiane esigenze
dell’uomo. Ecco allora le “sculture inconsapevoli” che creano l’incanto, esplorate
da uno sguardo poetico che vede dove noi non vediamo e che ci indica quindi
dove guardare.
Infine, Alessandra Spranzi nelle sale superiori di Palazzo
della Frumentaria. La mostra porta un lungo titolo: Riti del caso
imperfetto: l’incanto. Sotto la buona stella e raccoglie riprese di alcuni progetti, in
particolare Cose che accadono e Vendesi. Quasi come in un gioco, l’autrice crea situazioni
spiazzanti, forzature della realtà che fanno pensare che anche le cose talvolta
hanno uno spirito e che si possano animare in una vita surreale ed enigmatica,
dove gli oggetti si muovono “da soli” e interagiscono con l’uomo.
articoli correlati
L’edizione
2009 del festival
Personale
di Alessandra Spranzi
Man
Ray da Giorgio Marconi
marta santacatterina
mostra visitata il 7 maggio 2010
[exibart]
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…