Mentre nel resto di Modena la gente cercava risposte a grandi questioni filosofiche, nel centro storico della città i fiabeschi personaggi di
Vanni Cuoghi (Genova, 1966) interagivano con gli spettatori alla Galleria San Salvatore. Nell’opera di Cuoghi si alternano personaggi provenienti da immaginari diversissimi tra loro, associati da una figurazione omogenea e da una evidente cifra stilistica permanente. L’artista riprende un’iconografia rinascimentale, illuminista e allo stesso tempo ricade in un universo dal sapore popolare. La mostra affonda le radici nella nostalgia verso il passato, nelle sue innumerevoli forme, dall’infanzia al mondo degli avi, fino all’Eden dal quale l’uomo è stato cacciato per le sue intrinseche caratteristiche. Un uomo peccatore ma ironico. Un uomo vittima dei propri miti ed eroi, come Cuoghi svela attraverso la morte di Batman, sacrificato come San Sebastiano.
L’âge d’or, titolo della mostra, evoca direttamente un’opera della cinematografia surrealista di
Buñuel e di
Dalí. Un richiamo così lineare che riprende la chiarezza espressiva del linguaggio pittorico dell’esposizione. Illustrazioni immediate, che a tratti richiamano i toni del fumetto, ma che palesano nascondendole le contraddizioni dell’essere umano. Immagini che esprimono contenuti violenti, provocatori e moralmente intensi, celate da sfondi bianchi e colori allegri. Un’arte popolare, con tratti folkloristici, per esprimere una nostalgica forma d’apprezzamento nei confronti del passato, di un’età serena nel corso della quale gli uomini non si preoccupavano dei propri difetti, resi problematici dalla caduta da quel paradiso perduto che sino ad allora avvolgeva l’instabile essenza umana.
Una volta catapultati nel mondo, anche i personaggi kitsch di Cuoghi perderebbero quell’alone di stupore e d’infantile incontaminazione che hanno negli occhi. Quello sfondo bianco in cui sono sospesi è terribilmente diverso rispetto al castrante contesto sociale, con le sue dinamiche penetranti e inevitabili. Forse è preferibile permanere in un luogo onirico e passionale, dove con l’ironia della mente e la forza fantasiosa della creatività è possibile rendere più sopportabili le costrizioni del mondo contemporaneo. Gli abiti settecenteschi, i copricapo delle contadinelle mostrano uno stile colto e vernacolare, offrendoci alcune categorie per svelare le nostre abitudini contraddittorie più radicate.
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Cuoghi finalista del Premio Cairo 2007