Cosa deve essere oggi un museo, qual è il suo ruolo? Ecco gli interrogativi ai quali la Galleria d’Arte Moderna di Bologna cercherà di dare una risposta, attraverso un ciclo di mostre dal titolo Coming Soon MAMbo: + Museo – Mostre. L’argomento è di estrema attualità, soprattutto in rapporto all’avvicinarsi di una serie di eventi che, nel 2007, muteranno l’identità stessa della Galleria. Questa verrà trasferita in una nuova sede e cambierà il nome in MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna). In tre appuntamenti, dodici artisti internazionali focalizzeranno la propria attenzione sul concetto di museo, nel tentativo di aiutare l’istituzione ospitante in questo difficile momento di transizione.
Dei tre artisti invitati al primo ciclo di mostre, il collettivo belga Building Transmissions non rischia certo di passare inosservato: ha letteralmente vuotato l’ingresso della galleria. Ha rimosso gran parte dei servizi di accoglienza, i relativi elementi d’arredo e addirittura il logo installato nella facciata; come a voler ribadire l’ormai prossimo trasloco. Un grande senso di assenza pervade l’ambiente e viene colmato, solo virtualmente, dalla riproduzione casuale di alcuni suoni urbani. Questa architettura fantasma, fatta di suoni e flussi di informazioni, si sovrappone a quella effettiva e quasi l’annulla. Come Elena Filipovic suggerisce in catalogo, ecco un esempio di Museo senza pareti alla André Malraux.
Paolo Chiasera (1978, Bologna) presenta il secondo capitolo di una trilogia video dedicata a tre grandi pittori del passato: Vincent Van Gogh, Cornelius Escher e Pieter Brugel. L’artista, indossata la maschera di Escher, aggredisce con una motosega le pareti bianche e asettiche di un museo, al fine di ottenere dei pannelli con cui costruirsi una micro dimora.
Ryan Gander (1976, Chester) ha ricevuto in consegna il Padiglione dell’Esprit Nouveau. Edificato a Parigi nel 1925, in occasione dell’Expo des Arts Décoratifs, e subito dopo distrutto, fu ricostruito proprio di fronte alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1977. Ora, nel 2006, i nove lavori installati da Gander lo trasformano in una vera e propria macchina del tempo; riattivando delle relazioni temporali rimaste per lungo tempo assopite, facendone scaturire situazioni ironiche e paradossali. L’artista riproduce l’ombra che il padiglione del 1925 proiettava sul suolo parigino, disegnandone il contorno con dell’erba più fitta. Posiziona tutti i vecchi arredi, che dal 1977 a oggi si sono accumulati al suo interno, nella zona in cui nel 1925 Le Corbusier esponeva due visioni della città del futuro. Pianifica tutta una serie di azioni, certificate da un notaio, che nel 2056 porteranno alla creazione di un’opera pensata appositamente per il Padiglione. Il modello di museo avanzato da Gander si risolve così in una libera e fantasiosa interazione ludica tra artista e sede espositiva.
In questo ciclo di mostre sul concetto di museo, è d’obbligo rilevare la stimolante decisione di presentare esclusivamente il punto di vista di una nuovissima generazione di artisti. Si é evitato così un ben più semplice e scontato excursus delle esperienze artistiche, compiute in materia, nel corso del XX secolo. Dal furore iconoclasta Dada e Futurista a molta arte concettuale degli anni Sessanta e Settanta.
Pur non inserendosi in questa rassegna, é degna di nota una similare ed emblematica esperienza bolognese appena conclusasi: l’esposizione dell’Homeless Museum di Dim Sampaio in Palazzo D’Accursio. Il Museo dei senza casa, smontabile, itinerante, costruito con cartoni da imballaggio; quasi una lontana metafora della momentanea situazione di precarietà e transitorietà della Galleria d’Arte Moderna di Bologna.
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www.buildingtransmissions.com
enzo lauria
mostra visitata il 30 marzo 2006
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mi sembra che queste idee nuove di museo siano ancora molto autoreferenziali...
ps
ma kosuth e klein non avevano già fatto queste opere?