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Fino al 14.X.2001 | Bologna “città moderna”. Architettura e ingegneria felsinea, tra 1850 e 1950 | Bologna, Museo Civico Archeologico

di - 29 Maggio 2001

Un percorso suggestivo ed intrigante ci attende nelle sale del Museo Civico e Archeologico di Bologna. Più di trecento opere, ciascuna attraverso il proprio specifico linguaggio (ci troviamo di fronte a disegni, pitture, plastici, fotografie), illustrano la complessa vicenda che ha condotto Bologna al suo volto attuale. Gli anni tra il 1860 e il 1900 sono per l’intera Nazione il momento dei “lavori pubblici”; l’architettura non si risolve più nel rapporto privato tra artista e committente e la costruzione della città “moderna” comporta molteplici variabili e progetti diversi da vagliare sotto numerosi punti di vista. Gli interventi pensati e realizzati in quegli anni, di carattere ingegneristico (strade, ponti, ferrovie, stazioni, industrie, fognature) e architettonico (palazzi governativi, sedi rappresentative, monumenti, quartieri residenziali e operai) richiedono competenze precise in grado di dominare l’articolata casistica delle nuove esigenze. Gli ingegneri si trasformano ben presto in coloro che meglio sono in grado di rispondere ad una diversa concezione degli spazi pubblici. Ma a Bologna la dicotomia tra arte e tecnica sembra risolversi nel tempo in modo meno drammatico che altrove, verificandosi di fatto un continuo ed efficace dialogo, tra “lavoro degli architetti” e “lavoro degli ingegneri”. L’antinomia “Norma e Arbitrio” sintetizza dunque in modo significativo i caratteri che accompagnano il “divenire moderno” di Bologna, una città che continua, come sempre nel passato, anche in questi anni cruciali, a difendere una propria specifica identità pur rivolgendosi a paradigmi esterni quali Parigi o Vienna. L’appassionata indagine svolta da un gruppo di venti ricercatori sotto la direzione scientifica di Giuliano Gresleri, (curatore della mostra), tra archivi pubblici e privati, ha fatto emergere una grandissima quantità di materiale inedito di cui l’allestimento ci offre una rappresentativa selezione. Il percorso proposto, un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso i differenti volti della città (quelli ideati, ipotizzati, progettati e non realizzati accanto ad altri concretamente assunti), nel suo dinamico snodarsi tra un pannello espositivo e l’altro alla scoperta di inattese epifanie dei luoghi che ci circondano, svela un patrimonio di insospettata consistenza. Accanto all’archivio Mengoni, che consente grazie alla sua straordinaria ricchezza documentaria di ricostruire in dettaglio la storia dei singoli edifici, dei committenti e dei luoghi relativi, la campagna di recupero degli archivi degli architetti moderni, indetta dall’Ordine degli architetti di Bologna a partire dal 1990, ha consentito la “riscoperta” di fondi altrettanto sostanziosi: gli archivi Muggia, Costanzini, Petrucci, Sironi, De Angeli, Biscaccianti, Parolini, Valzania, Della Rovere, alcuni inediti di Sant’Elia e gli elaborati della Scuola degli Ingegneri ed altri ancora. La quantità del materiale che trova nella qualità delle opere il medium comunicativo per cogliere il valore di un insieme di non sempre facile lettura, è proposto secondo un’articolazione in sezioni che scandiscono cronologicamente il percorso espositivo: Prima delle Moderne Storie con opere di Angelo Venturoli e di Filippo Antolini; L’Architettura nell’Età degli Ingegneri con testimonianze di Enrico Brunetti Rodati, Coriolano Monti, Fortunato Lodi e Attilio Muggia; Architetti e Ingegneri per la città Incompiuta, con esempi, a cavallo tra Ottocento e Novecento di Alfonso Rubbiani, Edoardo Collamarini; Tra le due guerre, con progetti di Giuseppe Vaccaro, e Ulisse Giulio Arata; Gli anni Trenta, protagonisti locali e cultura internazionale, che indaga l’opera di Piero Bottoni e Enrico de Angeli; Gli anni Quaranta e Cinquanta: il dibattito sulla ricostruzione con opere di Fernando Biscaccianti, Bruno Parolini.
Un’ ulteriore occasione di percezione e riconoscimento dell’identità della “Bologna moderna” è offerto inoltre dalla sezione pittorica Bononia Picta, nella quale è possibile cogliere l’interpretazione evocativa che taluni artisti (Basoli, Vignoli, De Col, Venturi, Morandi, Boschi, Busi, Bertelli, Giacomelli….) hanno dato, delle trasformazioni della loro città. In collaborazione con la Cineteca Comunale, una sala è adibita alla proiezione di inediti filmati relativi alle vicende “raccontate” attraverso le opere esposte.
Il catalogo edito da Marsilio (Milano) accompagna con corposi e altrettanto specialistici interventi l’allestimento delle opere, riproposte nelle pagine del testo con un apparato di oltre 300 illustrazioni.

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Monica Cavicchi



“Norma e Arbitrio. Architetti e Ingegneri a Bologna, 1850-1950.
Dal 20 Maggio 2001 al 29 Luglio 2001; dal 1 Settembre 2001 al 14 Ottobre 2001.
Bologna, Museo Civico Archeologico, via dell’Archiginnasio 2..
Ingresso: intero, £ 8000.; ridotto, £ 6000. Visite guidate gratuite: il giovedì alle ore 17.00.
Orari: dalle 9.30 alle 18.30 tutti i giorni. Chiuso lunedì, il 31 Luglio e il mese di Agosto..
Tel: Museo Civico e Archeologico 051 235204:



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  • La mostra è bella e soprattutto coraggiosa (quante grandi mostre si organizzano sull'urbanistica, sullo sviluppo delle città? E quanti visitatori attirerà tale proposta?). Il percorso è chiaro, diviso in 5 fasi (anche se a volte le schede allegate sono di difficile comprensione per chi non conosce a fondo l'architettura e certe note biografiche sono al limite del ripetitivo. Alcuni progetti poi non dispongono nemmeno di spiegazioni e sono abbandonati lì, senza alcuna spiegazione). Mi domando una cosa: non sarebbe stato interessante mostrare insieme ai modelli (e ai progetti di intervento o di miglioramento ecc...) mostrare anche fotografie della Bologna attuale? Soprattutto per quelle persone che non conoscono Bologna poi così bene (alle quali se domandi dove é Porta Saragozza non sanno rispondere). Ah! C'è un curioso siparietto artistico in mezzo al percorso della mostra. una ventina di quadri che ti mostrano come BOlogna è stata vista dai pittori (anche un MOrandi? Ma dove sono le tele del pittore tanto citato all'inizio del pannello esplicativo: Bosoli? Basoli?... non ricordo). E la mostra poi costa poco.
    Leggete l'articolo prima di andarla a vedere spiega molto bene. Complimenti alla giornalista. (Ovviamente l'avete leggiucchiato se ora siete passati ai commenti...)

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