Questo
Daido Moriyama (Ikeda, 1938;
vive a Tokyo) lo intuiva già quando, ventenne, decise di trasferirsi a Tokyo
con l’idea di far parte dell’Agenzia Vivo, diventando poi assistente di Eikoh
Hosoe. Il suo panorama culturale,
del resto, era nutrito della letteratura di Kerouac, Mishima, Hesse, Baldwin,
riferimenti che ritroviamo immediatamente nelle sue fotografie degli anni ‘60,
in cui è dichiarata l’ammirazione per William Klein, Shomei Tomatsu e Andy Warhol.
È
da questi lavori – Pantomime, An
actor: Isamu Shimizu, A Japan
Photo Theater – che parte anche
Filippo Maggia, curatore di Visioni del mondo, prima retrospettiva italiana di Moriyama,
organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena nell’ambito di Festival
Filosofia di Modena, Carpi e
Sassuolo.
Nell’ex
Ospedale Sant’Agostino trovano collocazione oltre 450 stampe in bianco e nero,
linguaggio che appartiene al grande fotografo giapponese, che lo ritiene “sexy
e accattivante”.
“Le
mie fotografie non raccontano una storia, immortalo degli attimi, delle piccole
cose all’interno del tutto”,
spiega Moriyama. “Scatto diecimila foto e poi le pubblico in un libro, così
senza un ordine. Mi darebbe fastidio l’idea che ci fosse una sorta di percorso
didascalico. Le fotografie sono messe a caso, ma sono tutte sullo stesso piano:
ognuna ha lo stesso valore. Sono tutti frammenti uguali di una stessa realtà”.
Il
percorso modenese, che include Hunter e Shinjuku, inizia
con la celebre Stray Dog,
scattata a Misawa nel 1971: una delle fotografie più quotate del momento
(nell’aprile 2010 è stata battuta all’asta da Christie’s a New York per 10/15
mila dollari), straordinaria per il magnetismo nello sguardo del cane randagio.
Un’immagine “dannata”, in sintonia con l’icona della mostra: il ritratto fine
anni ’70 di Naoki Mori, “bad boy” grande amico del fotografo (condividevano
l’uso massiccio di pillole per dormire) il cui sguardo è celato dagli occhiali
da sole, con la testa poggiata sul finestrino della metropolitana
Tokyo-Kamakura.
Esposte per la prima volta, poi, le 37 stampe di Farewell
Photography
provenienti da negativi recuperati dall’oblio, pubblicate a suo tempo su Provoke, la rivista fondata nel ’68 (ne
uscirono solo tre numeri) da Takuma Nakahira e Taki Koji, a cui oltre a Moriyama
contribuirono il fotografo Takanashi e il poeta Takahiko Okada.
Portavoce del malessere giovanile dell’epoca, Provoke fu l’esplicita contestazione a un
sistema sociale e politico ipocrita. “Per questo avevamo deciso di andare
contro lo stereotipo, attraverso contrasti fortissimi, inquadrature in
movimento, creando – insomma – disordine tra colori e non colori, considerando
che le fotografie erano in bianco e nero. Le nostre immagini non erano quelle
che tutti si aspettavano e che, in particolare, l’informazione di massa
continuava a propinare”.
Personale
da Guenzani a Milano
Intervista
con Jean-Luc Monterosso
manuela
de leonardis
mostra
visitata il 17 settembre 2010
dal 17
settembre al 14 novembre 2010
Daido
Moriyama – Visioni del Mondo
a
cura di Filippo Maggia
Ex Ospedale di Sant’Agostino
Via Emilia Centro, 228 – 41100 Modena
Orario: da martedì a domenica ore
11-19
Ingresso libero
Catalogo Skira
Info: tel. +39 059239888; fax +39
059238966; info@mostre.fondazione-crmo.it; www.mostre.fondazione-crmo.it
[exibart]
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