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21
dicembre 2007
fino al 15.I.2008 Elliott Erwitt Bologna, Galleria Spazia
bologna
Con sguardo insieme ironico e benevolo, Erwitt indaga sessant’anni di storia. Attraverso i suoi protagonisti. Da Marilyn a Che Guevara, da Kruscev a JFK. E affida ad alcune figure chiave, cani e padroni, musei e animali, la chiave per comprendere come siamo cambiati...
In una mostra sorprendentemente vasta per una galleria privata, sono esposti alcuni tra i più celebri scatti del fotografo naturalizzato statunitense Elliott Erwitt (Parigi, 1928; vive a New York), realizzati tra il 1946 e oggi.
Erwitt ha attraversato il XX secolo sia a livello temporale che fisico, fissando la sua testimonianza in immagini in bianco e nero spesso divenute iconiche. Nato in Francia da ebrei russi, è vissuto in Italia e in America. Una serie di eventi e coincidenze, tra cui il fatto di essere inviato in Europa come fotografo all’inizio degli anni ’50, lo ha reso testimone privilegiato degli ultimi sessant’anni di storia. Indagati attraverso i volti, gli sguardi e i gesti di chi li ha vissuti, in una prospettiva più sociologica che storica, con uno sguardo partecipato, lontano dall’occhio da cronista di illustri colleghi della Magnum come Cartier-Bresson, sempre alla ricerca della foto perfetta, e Robert Capa, che al dovere di presenza nel teatro degli eventi più rischiosi ha sacrificato la vita.
Erwitt fornisce tracce del secolo passato filtrate dalla distanza data dall’ironia e lega la sua interpretazione della realtà a precise figure. Il rapporto tra cani e padroni, i visitatori dei musei e la gente qualunque immortalata in gesti che, fissati su carta, risultano spesso buffi, e per questo significativi. Ed è proprio la generale levità della sua visione a far risultare ancor più drammatiche immagini come quella del bambino con la pistola puntata alla tempia.
Il suo sguardo non è mai di derisione, semmai di tenerezza e pudica partecipazione. Come nella celebre fotografia dei due innamorati il cui bacio è visto attraverso lo specchietto (tondo, segno di un’epoca oramai trascorsa) dell’auto al cui interno si trovano. Quasi a voler prendere le distanze da una situazione tanto stereotipica da risultare stucchevole. E delegando allo specchio il ruolo di veicolo dell’immagine.
Un capitolo a parte è rappresentato dai ritratti di personaggi celebri, che sono spesso visti in atteggiamenti che ne rivelano l’umanità, resi più vicini alla gente comune che immobilizzati nel loro mito. In questo caso, Erwitt appare particolarmente vicino ai propri soggetti. Sono in mostra un Che Guevara sorridente che fuma il sigaro, una Grace Kelly dall’aria smarrita e la Jackie in lutto che ritorna, da icona pop di Warhol, donna sofferente per la distruzione del sogno suo e della sua epoca.
La Marilyn “privata” è da una lato una bellissima donna rilassata in accappatoio, con un libro in mano, dagli occhi ridenti, lo sguardo intrigante e fragile, l’aria intelligente. Dall’altro, nella versione “pubblica” della fotografia in posa scattata sul set di uno dei suoi ultimi film, Gli spostati, risulta evidente la sua sofferenza, che non riesce a mascherare dietro il trucco pesante e il tentativo, che finisce per apparire patetico, di ingabbiarla nell’atteggiamento sensuale di sempre.
Erwitt ha attraversato il XX secolo sia a livello temporale che fisico, fissando la sua testimonianza in immagini in bianco e nero spesso divenute iconiche. Nato in Francia da ebrei russi, è vissuto in Italia e in America. Una serie di eventi e coincidenze, tra cui il fatto di essere inviato in Europa come fotografo all’inizio degli anni ’50, lo ha reso testimone privilegiato degli ultimi sessant’anni di storia. Indagati attraverso i volti, gli sguardi e i gesti di chi li ha vissuti, in una prospettiva più sociologica che storica, con uno sguardo partecipato, lontano dall’occhio da cronista di illustri colleghi della Magnum come Cartier-Bresson, sempre alla ricerca della foto perfetta, e Robert Capa, che al dovere di presenza nel teatro degli eventi più rischiosi ha sacrificato la vita.
Erwitt fornisce tracce del secolo passato filtrate dalla distanza data dall’ironia e lega la sua interpretazione della realtà a precise figure. Il rapporto tra cani e padroni, i visitatori dei musei e la gente qualunque immortalata in gesti che, fissati su carta, risultano spesso buffi, e per questo significativi. Ed è proprio la generale levità della sua visione a far risultare ancor più drammatiche immagini come quella del bambino con la pistola puntata alla tempia.
Il suo sguardo non è mai di derisione, semmai di tenerezza e pudica partecipazione. Come nella celebre fotografia dei due innamorati il cui bacio è visto attraverso lo specchietto (tondo, segno di un’epoca oramai trascorsa) dell’auto al cui interno si trovano. Quasi a voler prendere le distanze da una situazione tanto stereotipica da risultare stucchevole. E delegando allo specchio il ruolo di veicolo dell’immagine.
Un capitolo a parte è rappresentato dai ritratti di personaggi celebri, che sono spesso visti in atteggiamenti che ne rivelano l’umanità, resi più vicini alla gente comune che immobilizzati nel loro mito. In questo caso, Erwitt appare particolarmente vicino ai propri soggetti. Sono in mostra un Che Guevara sorridente che fuma il sigaro, una Grace Kelly dall’aria smarrita e la Jackie in lutto che ritorna, da icona pop di Warhol, donna sofferente per la distruzione del sogno suo e della sua epoca.
La Marilyn “privata” è da una lato una bellissima donna rilassata in accappatoio, con un libro in mano, dagli occhi ridenti, lo sguardo intrigante e fragile, l’aria intelligente. Dall’altro, nella versione “pubblica” della fotografia in posa scattata sul set di uno dei suoi ultimi film, Gli spostati, risulta evidente la sua sofferenza, che non riesce a mascherare dietro il trucco pesante e il tentativo, che finisce per apparire patetico, di ingabbiarla nell’atteggiamento sensuale di sempre.
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a cura di Biba Giacchetti e Daniella Troni
Galleria Spazia
Via dell’Inferno, 5 (zona ex Ghetto) – 40126 Bologna
Orario: su appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 051220184; fax +39 051222333; info@galleriaspazia.com; www.galleriaspazia.com
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