Il nuovo spazio della Galleria Fabjbasaglia a Rimini propone gli acrilici su tela di
Marco Neri (Forlì, 1968; vive a Rimini). La serie newyorkese rappresenta un’inconsueta quotidianità, strettamente legata a quei profili della Pianura padana, profumati di sapori rurali, che si sposano con un paesaggio cosmopolita ridotto all’essenziale, scarnificato, sfrondato senza remore, eliminando tutto ciò che agli occhi dell’artista si presenta come sovrabbondante. Così l’opera acquista un carattere schiettamente schematico: linee, cerchi e quadrati sono il soggetto e l’oggetto delle tele di Neri. Predomina la bidimensionalità, così come il bianco e il nero della serie
Windows, dove l’astrazione geometrica diviene familiare e rievoca
Mark Rothko, ma priva di tonalità dichiarative.
Appare questo dunque l’atteggiamento di Neri: sostanziale, minimalista, articolato sui toni più chiari e declinato su quelli più scuri. Si dirama inesorabile, la freddezza di questi tempi moderni, che necessariamente limitano il proprio messaggio alle due tinte matrice di tutte le altre: il bianco che nega in sé ogni colore e il nero che li riassume tutti. Ogni cosa pare sfuggire e scivolare tra le dita; ma è proprio quando sembra sul punto di sparire che l’artista trattiene quel frammento di realtà.
Allora ecco i
Pluriboll, una miriade di punti luminosi il cui significato necessità di essere compreso e contemplato a distanza, in silenzio, al fine di scoprire, tra quell’ordinata serie di cerchi, la sagoma evanescente di due persone. Dialogano, di spalle, incuranti dello sguardo dello spettatore che, come un voyeur, una volta accortosi della loro presenza desidera scoprire il significato delle loro parole. Ma questo evapora e si mescola all’ordinata geometria che solo in apparenza resta essenziale, mentre prende il sapore inquietante e sconosciuto dell’incomprensibile e inafferrabile pensiero di un artista.
L’acrilico su tela di Neri è utilizzato con quell’immediatezza che porta a non rispettare i contorni del disegno preparatorio sottostante, tanto meticolosamente preparato, ma i cui margini si trovano lì apposta per essere trasgrediti.
Seguendo i profili e viaggiando sugli elementi curvilinei di un soggetto facilmente riconoscibile come
Mirabilandia, si palesa la malinconia racchiusa nello sguardo dell’artista romagnolo, che inevitabilmente si riversa nella sua opera. Come un proverbiale poeta lontano dalla terra natìa, ricolma di affetti e ricordi, Neri imprime sulla tela le reminiscenze indelebili che rappresentano il proprio background culturale, fucina fondamentale del suo immaginario artistico.
Così sfumano i contorni ovattati di un orizzonte nebbioso, mentre nelle sue
Windows l’attenzione viene a concentrarsi sulla superficie lineare, limitando il proprio sguardo a ciò che si trova al di qua del vetro.