La televisione è da sempre il punto di partenza della ricerca di Piero Cattani, il pretesto attraverso cui partire per intrecciare un racconto, nella convinzione d’una esistente identità e mescolanza tra reale e virtuale. Il presentatore – guru della comunicazione, il predicatore di aggressivo stampo americano, traducibile anche in una qualsiasi paternalistica figura nostrana, è il punto di partenza del caso. La sua figura si riflette nel segno del plotter in bianco e nero dove le parole ribadiscono i valori di cui si fa portatore, viene ritagliata e ripetuta serialmente a sottolineare nella ripetizione ossessiva e decorativa della sua sagoma, l’inevitabilità persecutoria della sua presenza e quindi l’inarrestabile flusso della sua immagine. Oppure si anima in una simpatica scultura in vetroresina, che si muove in una sincopata vibrazione elettrica irradiata nell’intero corpo. Il brusio di fondo del “pupazzo virtuale”, accompagnato dai gesti rituali del presentatore, diventa portatore di senso attraverso l’eloquenza comunicativa svuotata di senso di formule tautologiche. Raggiunge il pubblico e lo ammannisce attraverso l’uso esclusivo dell’imperativo e della ripetizione incantatoria. Il dover essere, nel quale credere, decreta il successo del personaggio anche politico, che necessita nella odierna scala di valori omologati di un novello magister elegantiarum: l’esperto di comportamenti e della moda, il semiotico visivo, il regista di una campagna di successo. Appartiene al mondo degli incantatori mediali, degli ipnotizzatori universali, la personalità – vate del dj, che visto in un’animazione 3d, argenteo e chino su due piastre, diventa un’altra nuova icona contemporanea. Forte è la tentazione di autoidentificazione, tant’è che il presentatore ha le sembianze dell’artista, abbacinato dal potere dei media, dal luccicante glamour di pixel che costituiscono l’alter mondo in cui credere e soprattutto attraverso il quale avere potere. E se in una possibile nuova utopia l’artista prendesse il posto del presentatore, forse avrebbe lui stesso il potere, potendo comunicare non ad una stretta cerchia di adepti, ma alla folla globale. Solo che alla antica utopia di Fontana -che credeva nella possibilità d’utilizzare i media a fini filosofico-artistici-pedagogici- l’artista crede poco e cede ironicamente al caramelloso desiderio d’appartenenza alla tribù mediale. Tanto oggi, come nel video che indica la data e l’ora vitale, l’organismo umano s’è trasformato in un alieno digitale, dalla sagoma lontanamente umana, anche se dagli umanissimi bisogni orgasmici.
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Dal 26_01-2002 al 15-02-2001.
Galleria NEON, via dei Bersaglieri, 5/b, 40125 Bologna.
Ingresso: gratuito.
Orari: dalle 16 alle 20. Chiuso domenica, lunedì; catalogo a cura di Alessandra Galasso.
Tel: 051 264008 Fax:0516562907 E–mail: gallerianeon@iperbole.bologna.it [exibart]