Nessuna mostra fino ad ora si era assunta l’impegno di prendere in esame i complessivi qurant’anni di percorso artistico del pittore torinese Aldo Mondino. Questa è l’unica indubbiamente che con piglio filologico ne racconta la vasta, poliedrica produzione. E con criterio campionatorio sono passati al vaglio gli stili via via sperimentati.
Mondino parte appena ventenne per studiare all’Accademia di Belle Arti di Parigi, dove sarà allievo mosaicista di Gino Severini. Da allora intraprenderà una strada fatta di continui tentativi, in bilico fra la ricerca disinteressata e il manierismo avanguardista. Sono di quegli anni il massoniano Pus pittura (1962), il tentativo surrealista della Testa (1963) e i concettualismi pop de Il Pittore e Vietato il sorpasso (entrambi del 1963); opere dalle retoriche stanche e usurate, accompagnate da titoli da cabaret e spesso supportate da una debole realizzazione formale.
La ricerca costante di un’identità estetica lo vedrà ancora impegnato per tutti gli anni Settanta e per la prima metà degli anni Ottanta ad inseguire i modelli dei movimenti novecenteschi: il cubismo di Braque e Feininger, gli esperimenti neo dada di Piero Manzoni e quant’altro, sino ad una radicale svolta.
Fortunatamente ogni tanto capita un imprevisto, un attraversamento improvviso. Mondino racconta di avere comperato un pannello di eraclite (un truciolato dalla proprietà insonorizzanti ed ignifughe) nel souk di Tangeri incuriosito dalla sorprendente somiglianza con un tappeto persiano. Iniziò così a dipingere sul quel tipo di supporto dando vita al fortunato ciclo Tappeti (1987), magnifiche superfici dalla fedeltà sorprendente con l’intreccio di lana delle manifatture anatoliche.
Da quel 1987, oltre questo snodo, Mondino è divenuto il Mondino capace di stupire ed incantare. Poi la scoperta del linoleum, alter ego materico, senza il quale il pennello sembra incapace di fluire con la conosciuta leggerezza e libertà. Del 1993 i famosi
La produzione scultorea, debole, rimane tutt’oggi ancorata ad un bolso “divertissement” semantico: Torso torsolo (1996), giocato su un’evidente povertà di linguaggio.
L’esotismo di Mondino è intellettuale. E’ un istinto costruito, figlio della fascinazione di un vedere ad occhi chiusi. Un esotismo che steso su quelle superfici di linoleum ci ha regalato i suoi più grandi lavori.
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stefano questioli
mostra visitata il 27 dicembre 2003
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