Pochi conoscono Marco Pesaresi – scomparso prematuramente nel dicembre del 2001 – eppure le sue fotografie sono state e continuano ad essere sulle pagine delle più importanti testate internazionali. Romagnolo doc, classe 1964, Pesaresi ha iniziato fin da giovanissimo a viaggiare per realizzare i suoi reportages. Concentrato inizialmente sul sociale, ha realizzato numerosi servizi su quelle minoranze nascoste che popolano le nostre città sotto lo sguardo impassibile e noncurante degli abitanti. Ne sono nati scatti di grande intensità, una realtà spesso cruda, come quella dei tossicodipendenti o degli immigrati, indagata con occhio acuto e tagliente, che non cerca di annacquare e risolvere in poesia un universo di vita duro, fatto di lotte, d’illegalità, di fughe e di squallore.
La mostra di Rimini racconta il suo ultimo viaggio, quello durato alcuni mesi trascorsi fotografando le metropolitane delle maggiori città del mondo: New York, Berlino, Londra, Calcutta, Milano, Mosca, Tokyo, Città del Messico vengono percorse sotto pelle, scrutate nei volti della gente comune, nelle attese, negli sguardi vaghi di passeggeri sballottati dal tragitto, spesso ignari di essere ripresi.
Gioca con le trasparenze, Pesaresi, con i riflessi dei vetri mescolati alla velocità del movimento, dove i volti si fondono in uno, si sovrappongono, lasciano interminabili scie di colore create dai lunghi tempi di posa o si stagliano nitidi sullo sfondo claustrofobico dei vagoni o dei marciapiedi d’attesa. Questo è Underground, circa 75 immagini dominate da un colore denso, pieno, saturo, a testimonianza della grande abilità di questo fotografo che, se ha prediletto sempre il bianco e nero, ha comunque saputo fare proprio, e in maniera estrema, il linguaggio del colore.
Ne emerge un ritratto spietatamente vero della gente comune che, al di là delle divergenze culturali e razziali, è unita dalla mitologia del viaggio,
E l’esposizione di Rimini ben sottolinea questo affastellarsi di esperienze, imponendo alle fotografie un libero percorso per cui lo spettatore passa da Mosca a Berlino, da Milano a Calcutta per poi tornare a Berlino e di nuovo a Milano e poi a Londra, in un viaggio che diventa unico, un unico scenario in cui cambiano i volti dei protagonisti sulla base di un copione che si ripete con varianti minime.
Marco Pesaresi è scomparso prematuramente nel dicembre del 2001 e con questa mostra la sua città natale e l’agenzia Contrasto® hanno voluto ricordarlo al pubblico italiano. L’ha voluto anche Francis Ford Coppola che ha realizzato lo scritto introduttivo al catalogo: ultimo, importante omaggio ad un talento.
articoli correlati
Elliott Erwitt: Snaps, scatti, dal mondo
link correlati
www.contrasto.it
francesca nicosia
mostra vista il 26 agosto
Lungo la passeggiata sul Rio Gambis, a Cavalese fino al 29 settembre, sei grandi opere di Antonella De Nisco raccontano…
La proposta culturale della Fondazione Musei Civici di Venezia si estende nell'entroterra, trasformando Mestre in un nuovo polo culturale
Il direttore creativo Francesco Dobrovich ci racconta la settima edizione di Videocittà, il festival che anche quest’anno accende la più…
Nella suggestiva Maison a Saludecio, Casati e Archivio Paolini, fucine del Rinascimento Culturale italiano per la tutela del patrimonio contemporaneo…
Intervista al Consigliere d’Ambasciata Marco Maria Cerbo, che ci ha raccontato la storia dei siti Unesco, dei panda cinesi e…
A Siena, la galleria Fuoricampo, il Museo di storia naturale e l’orto botanico sono le sedi di una mostra diffusa…
Visualizza commenti
Ero andato per vedere una mostra d'arte contemporanea, nella sala attigua,una pessima mostra, ma fortunatamente accanto c'era la mostra fotografica di Pesaresi:grande umiltà, grande qualità,grande umanità.Grazie.
grazie marco per le tue immagini. per sempre.