Provocatorio e ironico fin dai suoi esordi negli anni ’70,
Urs Lüthi
(Lucerna, 1947; vive a Kassel) ha utilizzato il proprio corpo e il proprio
volto per generare immagini stranianti, dove travestimento e teatralità si
mescolano per analizzare i possibili e infiniti meccanismi di
esperienza/conoscenza del mondo. Tragici, clowneschi o metaforici che siano, i
suoi lavori riportano sempre all’incertezza, anzi, alla certezza di
un’inconoscibilità completa del reale e all’ineluttabile incapacità dell’uomo
di avvicinarsi alla verità.
Fotografia, pittura, disegno, scultura e performance sono
stati utilizzati indifferentemente dall’artista di origini svizzere per
ritrarre nello stesso tempo la propria soggettività e l’ordine universale in
cui automaticamente viene proiettata. L’arte di Urs Lüthi si carica di ossimori
e contrapposizioni irrisolte, sottolinea la costante dicotomia tra esistente e
possibile, tra visibile e immaginabile, tra verità e finzione.
Con la mostra Nothing to Hide, Lüthi rivela sin da principio
un’intenzione o, meglio, un atteggiamento. Non c’è nulla da nascondere perché,
in realtà, non c’è nulla da mostrare: solo trasparenze e oscurità. Come nelle
due stampe intitolate Thousand or more images, della serie The remain of
clarity, dove è
il continuo sovrapporsi di immagini fotografiche a realizzare di fatto una
sorta di oscuramento bulimico, un “annullamento di visibilità”.
Lo spettatore si trova così davanti a superfici di grandi
dimensioni quasi completamente nere, dalle quali emergono, dopo alcuni secondi
di osservazione, sagome confuse, ombre di oggetti solo vagamente riconoscibili.
Ciò che rimane quindi della luce, della chiarezza appunto, che ha generato quelle migliaia o più immagini è il buio, una sorta di
famelico poltergeist in cui ogni cosa confluisce, fino a scomparire.
Nelle due grandi sculture in vetro Ex voto XX ed Ex voto XXI, entrambe della serie Art is the
better life, è
invece la trasparenza a prevalere. L’artista sembra mostrare la
materializzazione di un pensiero, la rappresentazione meccanica della sua
continuità con l’ambiente circostante, o con le persone che lo abitano. Nulla
si può separare o isolare dal resto; esistono varchi costantemente aperti verso
la realtà, dei “ricettori”, in questo caso tubi di vetro, che si ramificano
dalla testa di ogni individuo nel naturale atto di comprendere l’esterno o,
meglio, di arrivare a ciò che dell’esterno si può comprendere.
In Autoritratto a mani vuote, Lüthi si ritrae in piedi,
assorto, mentre osserva perplesso le proprie mani aperte, circondato dai resti
di un tempo e di una civiltà ormai molto lontani. Anche in questo caso è il
vuoto contenuto nel suo gesto il centro dell’opera: il nulla che non deve
essere nascosto è lì tra le sue dita, e lui ce lo mostra con rammarico, come se
fosse l’unica cosa giusta da fare.
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giulia pezzoli
mostra visitata 13 marzo 2010
dal 13 marzo al 15 maggio 2010
Urs
Lüthi – Nothing to hide
Otto Gallery
Via D’Azeglio, 55 – 40123 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 10.30-13 e 16-20; domenica e lunedì su
appuntamento
Ingresso libero
Info: tel. +39 0516449845; fax +39 0513393794; info@otto-gallery.it; www.otto-gallery.it
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