Contemporaneo, antico, design, brandizzazione sono i temi promossi da “Fake marble doesn’t cry”, in corso fino al 15 giugno presso la Gallleriapiù di Bologna, a cura di Lisa Andreani. Il fulcro ideologico della mostra è il concetto di renotopia, elaborato dal sociologo McKenzie Wark e celato nello slogan e nel concept di Ikea. La renotopia, ovvero il continuo e possibile rinnovamento domestico che sostituisce la creazione di nuovi mondi, è solo il punto di partenza della struttura ideologica del percorso espositivo, da cui prende vita e da cui si articola una riflessione sull’antico e sulla serialità degli oggetti. È proprio partendo da tali concetti che gli artisti Furlani-Gobbi e Matteo Cremonesi sono riusciti ad esprimere con le opere presenti, non solo un legame con gli oggetti e le forme proposte dalle multinazionali nell’ambito del design, ma anche con l’antico romanico in cui le singole componenti strutturali, architettoniche, decorative, sono divenute essenza rappresentativa dello stile. Tra gli emblemi maggiormente identificativi il leone stiloforo, elemento caratteristico e posto generalmente all’ingresso delle grandi basiliche. Esso viene scelto da Furlani-Gobbi come “motivo” da incastonare e ricordare nelle opere presentate. F.M.D.N.C. #01 (bench), panca total white, dalle linee brandizzate e note, è delimitata dai due leoni, la cui funzione però viene del tutto rivoluzionata. Da elementi portanti essi divengono elementi “portati”. Ciò avviene contestualmente nell’opera F.M.D.N.C. #03 (handrail), corrimano al cui termine sono poste due teste di leoni. La ripetizione di quest’ultimi diviene “logo” e “motivo” riprodotti sui tessuti creati dagli artisti ed esposti sulla struttura F.M.D.N.C. #04 (dumb valet).
Furlani Gobbi, F.M.D.C. 06 (Display)
L’immagine trionfante del leone stiloforo è presente anche su F.M.D.N.C. #05 (display), “carrello” della Sammlung, collezione in continua elaborazione da parte degli artisti. Esso diviene “Display” e supporto per l’esposizione di alcuni oggetti, non solo in linea con il progetto espositivo. Presente, infatti, un omaggio al naturalista Alexander von Humboldt, personaggio chiave nella ricerca di Furlani-Gobbi e scopritore della Myrmecophila Humboldtii, fiore di cui è ricoperto una piccolo modello 3D riprodotto in posa da ricercatore.
Matteo Cremonesi, in Dark Birch – Sculpture Printer Office, interpreta il legame tra antico e contemporaneo attraverso il mezzo fotografico, scegliendo come soggetto una stampante, di cui immortala angoli e particolari, che pone a confronto con pagine di libri di storia dell’arte illustranti particolari scultorei e architetture romanici. Il tutto viene incastonato in cornici rivendute dalle grandi ditte di design di cui vengono conservate le etichette identificative del prodotto. Il visitatore, si trova così a confrontare due immagini apparentemente contrapposte, ma che in realtà sono accomunate dall’universalità dell’elemento strutturale e identificativo di un oggetto e/o di una struttura che nella loro universalità restano sospese nel tempo e nello spazio.
Bruna Giordano
Mostra visitata il 3 giugno
Dal 13 aprile 2019 al 15 giugno 2019
Fake marble doesn’t cry. Furlani-Gobbi, Matteo Cremonesi
Galleriapiù, 40122 Bologna
Orari: Martedì-Mercoledì 14:30-19:30, Giovedì e Venerdì 12-19:30, Sabato 11:00-19:00
Via del Porto, 48 a/b, 40122 Bologna
Tel: 051 3179675 E-mail info@galleriapiu.com