La mostra di Arcangelo alla Galleria Otto di Bologna presenta un ciclo di grandi tele e carte dal titolo Feticci. L’artista compie un viaggio verso le origini dell’uomo e della sua cultura attraverso composizioni dove mito e storia convivono. L’attenzione non è rivolta ad un preciso momento storico, bensì alla ‘fonte’ e ai ‘luoghi’ da cui tutto ha inizio e dove ognuno di noi, forse, vorrebbe tornare.
Le tele di Arcangelo ci mostrano sagome indistinte ad evocare civiltà passate, corpi, in realtà, che altro non sono che la trascrizione della civiltà intesa come deposito della memoria e delle radici dell’uomo.
Sono Feticci abbozzati con un disegno quasi infantile, le cui forme sembrano catturate nel loro graduale sviluppo. I corpi, poi, si presentano al nostro sguardo apparentemente immobili perché colte attraverso lo scorrere del tempo.
Il filo conduttore della mostra si risolve in una rivisitazione nostalgica, da parte dell’uomo civilizzato, nei confronti di società tribali imbevute di miti e superstizioni, da cui ne deriva anche il nome della mostra: feticcio etimologicamente sta a significare un oggetto di culto, un prodotto non naturale e di conseguenza, un idolo falso. La preferenza dell’artista va a tele di grandi dimensioni in cui convivono sagome nero fumo e macchie di colore dai cromatismi forti: rossi, blu, ocra. C’è inoltre, una costante tendenza ad alterare la riconoscibilità dell’immagine in una serie di deformazioni che sembrano quasi trasportarla in un’altra dimensione.
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Simona Venturino
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ottima mostra; l'allestimento della Otto gallery è riuscitissimo e l'artista è veramente una persona che ha qualcosa da dire senza passare attraverso facili e ruffiani messaggi.
Credo, e spero, che Arcangelo venga valorizzato e quotato come merita nei prossimi anni.
marco franceschini