Il MAR di Ravenna prosegue nella politica che da anni alterna mostre collettive, spesso incentrate intorno alla figura di un critico, a esposizioni monografiche. E con questa antologica su Casorati conferma l’interesse del direttore e curatore Claudio Spadoni per la riflessione sugli artisti nell’ambito della critica a loro coeva.
La figura di Felice Casorati (Novara, 1883 – Torino, 1963) viene così ripercorsa attraverso le parole di chi ne ha interpretato, e forse equivocato, le opere. Parole stampate sulle pareti della galleria, a fare da unico contraltare ai lavori.
Per Felice Casorati. Dipingere il silenzio, il MAR è riuscito a ottenere alcune tra le tele più importanti del pittore, torinese d’adozione. Quelle che hanno avviato le sperimentazioni, segnato le virate, o che hanno rappresentato l’apice dei suoi vari periodi stilistici. Sono infatti in mostra Ritratto di signora (La sorella Elvira) (1907), considerato “il primo quadro” dell’artista, Silvana Cenni (1922), certo il più noto, e poi quel Meriggio (1923) che è giudicato come un punto di svolta verso un fare più libero e meno citazionista.
Esposti in ordine cronologico per gruppi tematici, i quadri (e un certo numero di sculture) documentano le varie fasi della carriera di Casorati, e, grazie al loro numero (sono oltre 100 i pezzi in mostra), permettono di decifrare chiaramente un’evoluzione e lasciano emergere stilemi e tematiche ricorrenti. Dando al visitatore la facoltà di valutare se le accuse di freddezza, cerebralismo e formalismo che hanno perseguitato l’artista siano o meno motivate.
La mostra documenta in particolare del primo periodo, più “naturalista” (Le vecchie comari e Le vecchie), e dell’interesse per il punto di vista fotografico alla Degas. Rende conto poi della virata secessionista, sulle orme di quel Klimt cui nel 1910 la
E ancora, la mostra documenta del decorativismo alla Matisse, che si legge nelle tovaglie a quadretti e in qualche opera dai toni fauve, e poi della liberazione “da tutte le teoriche, le ipotesi, gli schemi, i gusti”, nelle parole dello stesso artista. Palesa così una ricerca inesausta a livello di forma. E reinquadra come incidenti di un preciso percorso di indagine l’apparente adesione ad un’estetica secessionista prima, e poi al ritorno all’ordine di Novecento e delle atmosfere da Realismo magico.
Casorati resta isolato, non aderisce a movimenti. Nella sua evoluzione artistica gli fa da guida la ricerca di Cézanne, un pittore che, fra le icone del XIX secolo, è tra quelle che meno ci si sentirebbe di accostare agli esiti della sua pittura. Nelle continue sperimentazioni compositive a tessere un filo tra le sue opere, più che una cifra stilistica, resta intatta una malinconia di fondo. Che altro non è se non il trasparire della timida coscienza del pittore nel suo lavoro.
valentina ballardini
mostra visitata l’8 aprile 2007
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