La Galleria Zero Arte Contemporanea di Piacenza apre la stagione con la prima personale del giovane Christian Frosi (Milano, 1973) la cui trama concettuale, sottile ed intricata, si dipana in tre progetti, volutamente distanti tra loro, ma dotati di una stessa sensibilità e in grado di mettere in luce una poetica profonda. Public Enemy è un piccolo dipinto ad olio incorniciato come fosse un quadretto kitsch, dai colori accesi e una prospettiva inverosimile, commissionato da Frosi a due illustratrici che hanno dipinto l’ultimo frame di un video da lui precedentemente girato: la documentazione di un vano tentativo di costruire un’architettura verticale con hula-hop e un tubo di plastica. Il risultato finale ritratto è l’inevitabile fallimento del gesto. Le azioni di cui l’artista si fa carico ‘non concludono’, sono celibi, non portano a nulla,
Ben vengano, allora, gli sperperi di energie fisiche (nel video Cinque Minuti realizzato con Massimiliano Buvoli assistiamo, per esempio, alla costruzione di un grosso anello con del materiale facilmente deperibile, poi abbandonato in campagna), azioni non-sense, attese lunghe e vane; ben venga soprattutto la consapevolezza di dare un senso diverso alle cose, condizione esistenziale, che per Frosi diventa trascendentale e funzionale a svolgere una pratica artistica formalmente precisa ed essenziale, declinata secondo una cifra stilistica mutevole. Una poetica che si rivolge ai meccanismi sociali di aggregazione giovanile (spesso accade di lavorare in gruppo con altri artisti milanesi come Buvoli, Grimaldi, Tuttofuoco, Previdi o con musicisti), all’architettura, alla scultura (il primo video realizzato nel 2000) come al contesto urbano. P è una composizione grafica di una serie di frames estratti dal video C realizzato in occasione di ExIt a Torino. In realtà però, ironia della sorte, Frosi non ha avuto il tempo di riprendere con la videocamera l’autonegozio parcheggiato davanti alla Fondazione poiché dei vigili lo hanno rimosso immediatamente per occupazione abusiva di suolo pubblico. La soluzione è stata allora di farlo arrivare sotto lo Stadio delle Alpi dove lo ha poi parcheggiato: le immagini documentano le varie modulazioni del meccanismo di apertura dell’autonegozio.
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frosi è un grande l'apparire formalmente slegato ma non esserlo è una figata soprattutto se l'Artista li lega da una precisa intenzionalità
firmato tafazzi
Non Ho Parole !!!!!!!!
Continuiamo così, facciamoci del male.
Continuiamo così, facciamoci del male.
ancora + male:
http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=5903&IDCategoria=1