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risultato formale di ricordi, memorie e pensieri stratificati, i passaggi e i
processi della sua ricerca si rivelano con immediatezza, fluidità e, non
ultimo, commozione. Favini è allora un poeta. Colui che riesce, con la
straordinaria restituzione del vissuto, a condurre lo spettatore nella
profondità del suo pensiero. Nella magia, a volte semplice e occasionale,
dell’incontro con l’altro.
In Walden Method, il compendio di un’esperienza durata circa un anno,
Favini presenta gli esiti del percorso intrapreso in quattro aree del nord
Italia sull’esempio di Henry David Thoreau. Tra i
padri del trascendentalismo, Thoreau è conosciuto per Walden, ovvero la vita nei boschi (1854), classico della
letteratura americana che racconta i due anni trascorsi dallo scrittore in una capanna nei pressi del lago
Walden in Massachussets. Ispirazione per generazioni di avventurieri – basti
ricordare Christopher McCandless, protagonista del romanzo di Krakauer reso
noto dal film Into the wild – il
romanzo è la forte riflessione sul rapporto intimo dell’uomo con la natura in
una società basata sull’utile mercantile.
Mentre più di un secolo e
mezzo fa la prova di sopravvivenza di Thoreau diventava testimonianza
all’umanità, poiché rivelava quanto l’uomo potesse vivere anche in condizioni
di povertà materiale e, anzi, da queste trarre felicità nell’apprezzare le
piccole cose, oggi un’esperienza simile ha in sé la consapevolezza
dell’impossibilità di una conciliazione totale tra uomo e mondo naturale.
Suddiviso in quattro capitoli, come il numero delle stagioni, Walden Method di Favini documenta la
vita dei luoghi esplorati, le piccole azioni e i minimi spostamenti che
regolano la natura. Non però incontaminata, bensì post-antropizzata, costituita
da aree abbandonate dove l’ambiente non è più
regolato dal controllo umano.
Le immagini,
i suoni e le percezioni olfattive registrate durante i diversi soggiorni
segnano il percorso sensoriale e sinestetico che, articolato in quattro
sezioni, riporta lo spettatore nell’atmosfera nuda e isolata abitata
dall’artista. Dalla primavera nell’ex cotonificio Amman presso
Pordenone alle notti estive trascorse nell’area dismessa dell’ex Armaguerra di Cremona, o alla discarica
dell’azienda municipale AEM in autunno, e sino al “soggiorno” invernale nei
bunker abbandonati di Marina di Ravenna, l’esposizione raccoglie
l’immaterialità della luce che varia a seconda delle condizioni stagionali e
l’invisibilità del suono. Si tratta di una traccia musicale che, appositamente
composta, è caratterizzata da dolci toni impressionistici che crescono sino a
diventare impeti sonori orchestrali.
Elaborate per
l’occasione sono anche le essenze odorose che, intense e profumate ma miste
anche a presenze di olezzi densi, e collocate all’interno di diffusori
artigianali in ceramica, concorrono a ricostruire l’aura olfattiva del momento,
le sensazioni in cui proiettarsi e
riconoscersi. Alla ricerca di un moderno e umano equilibrio con la natura.
Ettore
Favini al PAV di Torino
Intervista
a Favini, verdecuratoda
La
videorecensione della mostra
mostra visitata il 18 dicembre 2010
dal 18 dicembre 2010 al 16
gennaio 2011
Critica in arte – Ettore Favini – Walden Method
a cura di Lorenzo Giusti
MAR – Museo d’Arte della
città di Ravenna
Via di Roma, 13 – 48100 Ravenna
Orario: martedì, giovedì e venerdì ore 9-13.30 e 15-18; mercoledì e sabato
ore 9-13; domenica ore 15-18
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0544482791; fax +39
0544212092; museodartedellacitta@museocitta.ra.it; www.museocitta.ra.it
[exibart]
in questo tipo di mostre c’è sempre qualcosa che tocca. Si tratta di estetizzare un ‘esperienza X, in questo caso in mezzo alla natura. Addirittura si cerca di ricreare la luce naturale con le luci artificiali del museo. La mostra potrebbe essere la presentazione di alcuni gadgets del film Into the Wild. Vogliamo dire quanto sia importante la Natura? Certo, lo sappiamo. La Natura è anche feroce e spietata. Ognuno ha la sua esperienza parziale, forse si percepisce maggiormente la Natura tenendo la mano ad un famigliare morente chiusi in ospedale.
Non capisco quale sia il fine di questo tipo di mostre. Cosa rimane quando abbiamo registrato tutto, guardato tutto e usciamo?
meglio questo
del turismo culturale di rossi che “va” a Marrakech per fare l’ennesimo lavoro esotico
o
i concertini di morsiani dal vivo o su youtube:
“contemporary art performance: morsiani doesn’t know the piano playing, the other one is the best player of an important international academy.”
http://www.youtube.com/watch?v=O23qIuF5yIs
roba (noiosa ed inutile) del secolo scorso
lol dai morsiani non puoi sfuggire a questi continui affronti senza replicare
ps
gus è lucarossi . però morsiani secondo me non è lucarossi visto che lucarossi è una donna .