Non è semplice definire l’oggetto “libro d’artista”,
concetto che porta con sé una
querelle di lunga data. Varie sono le sue connotazioni, a
partire dai carnet di pittori che associano schizzi grafici a brani di testi, a
libri in cui le parole dei poeti sono fiancheggiate e interpretate da
illustrazioni d’artista, fino a opere uniche in cui lettera, immagine e
struttura sono ideate da un autore con lo scopo di produrre un esemplare unico,
fuori dagli schemi editoriali.
A promuovere il connubio tra opere letterarie classiche e
moderne e gli artisti più in voga del Novecento si è formata, nel 1939,
l’associazione Cento Amici del Libro, presieduta nel corso dei decenni da
personaggi come Ugo Ojetti e Alberto Falck. Da allora, ogni anno, grazie a
eccellenti tipografi e stampatori come l’Officina Bodoni di Giovanni
Mardersteig, Alessandro Zanella, Upiglio e Sciardelli, si è provveduto alla
pubblicazione di volumi raffinati, a tiratura limitata e di gran lusso, che
oggi si trovano esposti a Palazzo Magnani.
Dal primo libro del 1939,
Aminta di Torquato Tasso illustrata con
sette acqueforti di
Francesco Chiappelli, all’uscita dell’anno in corso,
Pour mieux
comprendre Deux scènes, scritto e illustrato da
Yves Bonnefoy, l’
excursus presenta un affascinante viaggio
all’interno del volume illustrato. Che, se da un lato ricorda gli antichi
codici miniati e la produzione libraria degli
scriptoria monastici medievali, dall’altro
permette di ripercorrere settant’anni di grafica italiana attraverso i lavori
di autori più o meno noti.
Primeggiano le litografie di
Renato Guttuso a corredo de
La congiura dei
Pazzi di
Poliziano, le incisioni dal forte spirito caricaturale e satirico di
Mino
Maccari,
l’eleganza delle acqueforti di
Carlo Mattioli per le
Cinque Novelle di Gentile Sermini, scrittore
senese del XV secolo.
Un ripensamento cronologico delle opere in mostra permette
di seguire gli sviluppi delle maggiori tendenze stilistiche italiane, fino ad
arrivare alle esperienze più recenti, in cui l’illustrazione dei testi rompe ogni
schema di composizione, s’innesta su di essi, li incorpora o li stravolge.
Esemplari sono le righe cancellate di
Emilio Isgrò (
I cinque Isgrò, 2006), la scultura che fa
capolino dalla copertina in legno di
Scheggedellalba di Jacopo Ricciardi realizzata da
Pietro Cascella e le straordinarie calcografie in rilievo di
Arnaldo Pomodoro (
Sette frammenti da
L’arte dell’uomo
primordiale di
Emilio Villa) che, pur nella fragilità e morbidezza della carta, recano tutta
la forza e la potenza dei metalli usati abitualmente dall’artista.
Non mancano altri grandi nomi. Solo per citarne alcuni:
Mimmo
Paladino,
Ruggero
Savinio,
Fausto
Melotti,
Franco
Rognoni,
Walter
Valentini.
La prossima impresa, il prossimo dialogo fra letteratura e
arte, è affidata a
Tullio Pericoli, a cui spetterà il ruolo d’interpretare un’inedita
commedia di Carlo Gozzi,
La semplice in cerca di spirito.
Prodotti di
élite, insomma, manufatti di grande pregio e rara
diffusione che, in un’epoca digitale, rivendicano con forza il ruolo del libro
come strumento di cultura e come intermediario e contenitore di espressioni
delle arti visive.