La prima cosa che attira lo sguardo, entrando nella galleria Agenzia 04 di Bologna, è il video animato digitale Coincido contigo en lo otro, proiettato sulla parete di fondo. Ed è questo video che la stessa Itziar Barrio (Bilbao, 1976; vive a New York) considera il punto di partenza del percorso e dell’ideazione del gruppo di opere qui esposte. Alcune site specific, come i wall painting alle pareti laterali, altri già presentati, come il video stesso, alla mostra allo Hudson Valley Center for Contemporary Art (HUCCA) di New York la scorsa estate.
Il video si basa principalmente su due elementi eterogenei che si contrappongono senza mai mescolarsi: un cane che va a riprendere il bastone lanciatogli dalla padrona e una macchina in moto, la cui immagine si accompagna ad un riff di chitarra elettrica in stile hard rock. Movimento disciplinato e addomesticato il primo, quanto schizofrenico e incontrollabile quello della macchina. A rappresentare due opposti modi di essere.
È soprattutto l’elemento del cane e del bastone a rimbalzare dalla parete di fondo a quelle laterali, in un dialogo circolare tra varie tecniche che forse, nelle mostre precedenti, appare più articolato che in questa di Bologna, a causa probabilmente del maggior numero di opere presenti e della maggior estensione degli spazi.
Nei wall painting realizzati con carta, nastro adesivo e acrilico, i bastoni si moltiplicano e cercano di mettersi in ordine, in successioni e disposizioni regolari: impilati in una catasta sulla parete di destra, oppure messi verticalmente ad intervalli uniformi sulla sinistra, come i paletti di un recinto.
Ma è un ordine destinato ad infrangersi, e nei collage appesi alla parete di destra (anche questi già presenti a New York) i vari elementi si combinano in modi sempre diversi, ora enormi ora piccolissimi, ora al centro ora ricacciati al margine, alternativamente gli uni sopra gli altri. Ci sono di nuovo i bastoni e il cane, quest’ultimo dalla forma però sempre più stilizzata. Ci sono macchie nere che cercano di prendere possesso di porzioni di spazio via via più grandi. Mentre una forma rosa (rosa come la maglia della padrona del cane nel video? O come il cofano della macchina? O forse come la lingua del cane?) è l’unica a rimanere sempre uguale, in una ricerca di regolarità e di controllo frustrata ancora una volta dalla posizione sempre diversa della forma nello spazio e dai diversi rapporti che istituisce con gli altri elementi.
Mentre a terra, nel video creato appositamente per questa mostra, una macchina e una donna con una grossa testa di cane di cartone sono in mezzo alla boscaglia. Forse finalmente liberi dalla necessità della ricerca di un ordine. O forse, definitivamente spinti ai margini.
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Il sito di Itziar Barrio
donata panizza
mostra visitata il 26 gennaio 2007
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