Il territorio circostante Bologna é ricco di ville. Queste erano nate come residenze di campagna, edificate al centro di possedimenti terrieri, col compito prevalente di gestire e controllare la produzione agricola. Siamo fra il XVI e XVII secolo e l’aspirazione al mantenimento di un certo benessere economico, favorito dalla relativa stabilità politica, incentivava l’investimento di ingenti capitali aristocratici in proprietà fondiarie. Il signore, che veniva dalla città, cominciò a passarvi sempre più tempo e, mentre aumentavano i comforts, effetto del trapasso da una funzione amministrativa ad una residenziale, il palazzo di campagna cominciò ad esercitare un’influenza sull’ambiente circostante come elemento organizzatore. La villa, “di campagna” solo per ubicazione, mostrava la sua origine tutta urbana importando un modello di tipologia edilizia non diverso da quello esercitato dalla chiesa in un quartiere. Ecco apparire grandi cancelli di ferro battuto, viali di ingresso alberati, giardini sul retro, cappelle, teatri.
Gli austeri palazzotti di campagna si erano già trasformati in eleganti edifici di rappresentanza, quando l’avvento del governo napoleonico (1796) fece loro lo sgarbo di importare un nuovo gusto per la sobrietà e la razionalità. Gli architetti si affrettarono a rimodernare le strutture preesistenti: l’assetto rimase invariato, ma si rivalutò il valore del prospetto, elemento chiave in grado di conferire monumentalità ed eleganza alla villa.La nuova autorità consentì inoltre alla borghesia, l’emergente ceto sociale arricchitosi grazie ai nuovi incarichi svolti nell’amministrazione statale, di interessarsi anch’essa all’edilizia.Vennero comprati molti terreni dallo Stato della Chiesa ed eretti palazzi funzionali in cui prevaleva la dimensione abitativa a quella ricreativa. Così come le comodità e le delizie della villa aristocratica, anche i luoghi deputati alla sua edificazione (Budrio, Zola Predosa) vennero evitati. Fu preferita loro la prima fascia collinare (Belpoggio, Camaldoli, l’Osservanza), perché più comoda per raggiungere la città che, sorvegliata dai nuovi giardini-belvederi in stile inglese, risplendeva minuta, silenziosa.
Le tendenze nella scelta dell’ubicazione delle ville sono molto chiare se si dà uno sguardo alla mappa (il pannello che fa da quinta alla mostra, che però presenta una legenda confusa e scomoda da esaminare).
Articoli correlati:
Le architetture di Palladio
La vita in campagna dal ‘500 al ‘700
I paesaggi della ragione
Emanuele Lugli
Maison Ruinart porta l’arte contemporanea nell’esclusivo resort Joali: Sophie Kitching reinterpreta il packaging dello champagne, richiamando la natura delle Maldive
Dopo 24 anni, il Prix Marcel Duchamp cambia sede: durante i lavori di ristrutturazione del Centre Pompidou, la mostra dei…
Artista concettuale e pioniere dell’arte multimediale, Tullio Brunone ha da sempre svolto una ricerca artistica rigorosa sullo sviluppo tecnologico e…
Si è spenta oggi Mathelda Balatresi: nata in Liguria nel 1937, napoletana d’adozione, è stata un’artista elegante e potente, dalla…
Il programma 2025 promosso dal Comune di Barcellona promette un percorso espositivo tra arte, design, fotografia e cinema, con proposte…
Maurizio Cattelan curerà, insieme a Sam Stourdzé, una mostra all’Accademia di Francia a Roma: negli spazi di Villa Medici, la…