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autore che amava sperimentare il piacere estetico della creazione su infiniti
fronti, interventi urbani e grafica, architettura, moda e teatro; ma Parma
ospita ora in particolare alcuni percorsi d’indagine immediatamente
riconoscibili, forme multiple monocrome, cicli di modelli affini per Paolo Scheggi (Firenze, 1940 – Roma,
1971), una vita breve densa d’incontri, ricerche, studi legati in particolare
alla filosofia della percezione.
Vuoti plastici,
curve, buchi a più piani, per Zone
riflesse in rosso, tele sovrapposte, così per L’intersuperficie curva all’ocra o Per una situazione, uno speciale arancio, inizi anni ’60, l’uso di
colori acrilici, uniformi e diversi, anche in nero ferroso. Mutano le ombre per
le luci, gli sguardi, morbide astrazioni, spazi fermi e flessibili a un tempo,
come fori di lava da altri mondi, ridisegnati, ridefiniti, rigore e sinuosità,
ritmi visivi a sorpresa, pittura/scultura di profondità, tridimensionalità
piana: comunque quadri dipinti alle pareti.
Nel suo ultimo
libro, The Mind’s Eye, Oliver Sacks
racconta della sua passione per le ricerche stereoscopiche e come – dolorosa
ironia – stia ora cercando di adattarsi alla sua nuova condizione, danneggiato
per un melanoma l’occhio destro. Percorso inverso rispetto a Sue, di cui anche
racconta nel libro, che invece aveva conquistato la tridimensionalità da
adulta, lei quindi del tutto affascinata dalla profondità della visione, un
incanto lo spazio tra i fiocchi di neve.
Scheggi aveva
insegnato Psicologia della forma e nelle sue opere – anche quelle in alluminio
smaltato denominate Struttura modulare
– ritorna questo aspetto del disegno che però si arricchisce delle ombre della
profondità a più livelli. Tensione visuale.
Felice
convivenza, indagini parallele e intrecciate, da una parte la
multidisciplinarietà di Scheggi, con azioni sceniche e ricerche legate alla
musica, nel vasto spazio della vita, bellezza di spazi interni, dall’altra – ma
senza contraddizioni – la creazione artistica più “laboratoriale”, ogni
creazione ben definita, limpida nei rapporti coloristici, spaziali, luminosi.
Pieni e vuoti scanditi, dentro e fuori come ritmi nello spazio, uguali e
diversi continuamente: così nel moltiplicarsi di cerchi e quadri in dialogo tra
loro, o cerchi dentro altri cerchi in posizione variata, nelle intersuperfici e
strutture modulari, titoli/non titoli a evocare lo stesso gioco di forme, pure
continuamente diverso.
Arnheim utilizza
spesso quadri e cerchi per spiegare la nostra attività percettiva, per spiegare
come la nostra mente legga lo spazio. Ma nelle opere di questo autore – 22
quelle ora esposte da Niccoli – la densità non vive solo nella ricerca formale:
nel catalogo della mostra vengono riportate le parole di Lucio Fontana dalla
lettera a Scheggi per la mostra di Bologna del ’62, dove si legge che “mi piacciono le tue inquietudini, le tue
ricerche, i tuoi quadri così profondamente neri, rossi, bianchi, indicano del
tuo pensiero, della tua paura”. Emozioni coloristiche, spaziali. E non
solo.
Scheggi
a Firenze
valeria ottolenghi
mostra visitata il 24 novembre
2010
dal 20 novembre 2010 al 19 marzo 2011
Paolo Scheggi
Niccoli Arte
Moderna
Borgo Bruno Longhi, 6 – 43100 Parma
Orario: da martedì a sabato ore 9.30-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0521282669; fax +39
0521230338; info@niccoliarte.com; www.niccoliarte.com
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