Vuoti plastici,
curve, buchi a più piani, per Zone
riflesse in rosso, tele sovrapposte, così per L’intersuperficie curva all’ocra o Per una situazione, uno speciale arancio, inizi anni ’60, l’uso di
colori acrilici, uniformi e diversi, anche in nero ferroso. Mutano le ombre per
le luci, gli sguardi, morbide astrazioni, spazi fermi e flessibili a un tempo,
come fori di lava da altri mondi, ridisegnati, ridefiniti, rigore e sinuosità,
ritmi visivi a sorpresa, pittura/scultura di profondità, tridimensionalità
piana: comunque quadri dipinti alle pareti.
Nel suo ultimo
libro, The Mind’s Eye, Oliver Sacks
racconta della sua passione per le ricerche stereoscopiche e come – dolorosa
ironia – stia ora cercando di adattarsi alla sua nuova condizione, danneggiato
per un melanoma l’occhio destro. Percorso inverso rispetto a Sue, di cui anche
racconta nel libro, che invece aveva conquistato la tridimensionalità da
adulta, lei quindi del tutto affascinata dalla profondità della visione, un
incanto lo spazio tra i fiocchi di neve.
Scheggi aveva
insegnato Psicologia della forma e nelle sue opere – anche quelle in alluminio
smaltato denominate Struttura modulare
– ritorna questo aspetto del disegno che però si arricchisce delle ombre della
profondità a più livelli. Tensione visuale.
Felice
convivenza, indagini parallele e intrecciate, da una parte la
multidisciplinarietà di Scheggi, con azioni sceniche e ricerche legate alla
musica, nel vasto spazio della vita, bellezza di spazi interni, dall’altra – ma
senza contraddizioni – la creazione artistica più “laboratoriale”, ogni
creazione ben definita, limpida nei rapporti coloristici, spaziali, luminosi.
Pieni e vuoti scanditi, dentro e fuori come ritmi nello spazio, uguali e
diversi continuamente: così nel moltiplicarsi di cerchi e quadri in dialogo tra
loro, o cerchi dentro altri cerchi in posizione variata, nelle intersuperfici e
strutture modulari, titoli/non titoli a evocare lo stesso gioco di forme, pure
continuamente diverso.
Arnheim utilizza
spesso quadri e cerchi per spiegare la nostra attività percettiva, per spiegare
come la nostra mente legga lo spazio. Ma nelle opere di questo autore – 22
quelle ora esposte da Niccoli – la densità non vive solo nella ricerca formale:
nel catalogo della mostra vengono riportate le parole di Lucio Fontana dalla
lettera a Scheggi per la mostra di Bologna del ’62, dove si legge che “mi piacciono le tue inquietudini, le tue
ricerche, i tuoi quadri così profondamente neri, rossi, bianchi, indicano del
tuo pensiero, della tua paura”. Emozioni coloristiche, spaziali. E non
solo.
articoli correlati
Scheggi
a Firenze
valeria ottolenghi
mostra visitata il 24 novembre
2010
dal 20 novembre 2010 al 19 marzo 2011
Paolo Scheggi
Niccoli Arte
Moderna
Borgo Bruno Longhi, 6 – 43100 Parma
Orario: da martedì a sabato ore 9.30-12.30 e 15.30-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel. +39 0521282669; fax +39
0521230338; info@niccoliarte.com; www.niccoliarte.com
[exibart]
Al Museo Nazionale di Monaco, la mostra dedicata all’artista portoghese Francisco Tropa indaga il desiderio recondito dell’arte, tra sculture, proiezioni…
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…