Mutazione, graduale trasformazione di un oggetto inanimato -come la carta- che prende vita al contatto con gli oggetti del quotidiano e dell’intimità dell’artista. Fabio Sandri (Valdagno, Vicenza, 1964; vive a Castelgomberto) utilizza già dal 1989 questa tecnica. Ricopre i muri di carta emulsionata vergine e vi proietta sopra un video (Ritorno), realizzato nel 1992 sulle strade innevate della sua amata provincia vicentina. Bianco su bianco: ma solo all’inizio. Già dopo qualche minuto, il colore dei fiocchi di neve risplende con il suo chiarore accecante su una base che lentamente si trasforma, come un camaleonte che tenta di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. E l’ambiente è il museo, con la gente che lo percorre, il loro visi e la loro pelle che si proiettano incessantemente sulla carta. Incarnato (2005) è appunto il titolo dell’opera, come se l’artista volesse umanizzare ai nostri occhi la carta fotografica, coinvolgendoci nel suo quotidiano.
Sandri sembra poi invitare lo spettatore all’interno delle stanze della propria casa: la Stanza 1 (2004) e la Stanza 6 (2005), rispettivamente la sala con cucina e la camera da letto. Ricopre interamente il pavimento del suo salotto di carta fotosensibile, accende le luci del lampadario e tutto ha inizio. Nel giro di poco tempo, la carta cambia aspetto e riporta fedelmente ciò che vede sotto di sé (il pavimento, le piastrelle, il parquet) e sopra di sé: “un fotogramma come vera e propria sezione dello spazio”. Le sedie, il tavolo il lampadario, tutti oggetti in disuso ma cari all’artista, acquistano un sicuro effetto plastico, quasi forme scultoree dipinte su tela. Una sorta di dagherrotipo di un gruppo di famiglia in posa, ottenuto con i tempi notevolmente lunghi che questo procedimento fotografico richiedeva.
L’illusione che Sandri riproduce, in continuo evolversi, riesce comunque a manifestarsi anche quando l’oggetto d’arte non è la carta fotosensibile, ma un semplice motore di una vecchia Alfa Romeo. Certo, di fronte ad un oggetto ready made come questo è “possibile vederci qualsiasi cosa”, come dichiara lo stesso Sandri, ma la scelta di tagliarlo in modo netto e obliquo fa in modo che il risultato sorprenda. Appoggiato sul pavimento bianco (bianco anch’esso ora, ma inevitabilmente destinato a cambiare colore come L’incarnato), il motore diventa immagine mozzata. Pur tangibile e concreto, sembra quasi il risultato di un abile taglia- incolla in digitale.
alessandra cavazzi
mostra visitata il 21 ottobre 2006
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