Quello che è in gioco ancora una volta è l’essenza spirituale dell’arte e dell’uomo, il saper intravedere, incarnare e “mettere in scena” non un frammento del mondo, ma un luogo, un’immagine, che s’apre e si auto rivela in noi come visione, come mondo (Andrea Fogli)
L’arte può essere riflessione.
Riflessione per chi crea, riflessione per chi ne fruisce.
Scrivo questo perché la visione d’insieme dei 13 artisti presenti in “L’altra metà del cielo” ha l’effetto di focalizzare l’attenzione su quello che ritengo sia uno dei temi fondamentali nell’arte contemporanea: il rapporto Individualismo – Molteplicità.
Nuove tecnologie, scultura, pittura, installazione, fotografia.
Queste le suddivisioni tecniche delle opere, suddivisioni all’interno delle quali comunque ogni artista esprime la propria individualità in modo compiuto e definito.
Non si possono, infatti, trovare analogie per esempio fra la pittura di Salvatori, un calmo e concentrato paesaggio mentale, e quella di Cannavacciuolo, dove l’ironia unita al colore lineare, al contrario vivacizza e “muove” le tele.
Penso alle differenze fra il lavoro di Andrea Fogli e quello di Stefano Scheda.
Fogli è lirico, la sua installazione nasce sul concetto di Amore come rivelazione e attraverso le parole, le stelle, il puro pigmento avvolge e ingloba nel suo spazio lo spettatore, elevandolo in un’atmosfera ineffabile.
Scheda lavora invece direttamente sull’immagine del corpo umano, sulla sua fisicità, sulla capacità che questo ha di rendersi protagonista anche solo con la nudità.
P. Weiermair, il direttore nonché curatore con A. Rubbini della mostra, ha indubbiamente operato una scelta “didattica” con l’intento di portare alla luce ogni singolo artista, ma anche di rendere intelligibile al pubblico le più attuali tendenze dell’arte italiana.
Per questo la panoramica delle opere evidenzia l’utilizzo dei tradizionali, come dei nuovi linguaggi artistici.
Anche non volendo giudicare le scelte operate dai due curatori, si deve loro riconoscere la capacità critica di osservazione sulle contemporanee tendenze e lo sforzo di centrare l’attenzione sugli artisti italiani, in un paese che ha sempre sofferto di “esotismo”.
Sicuramente ben riuscito è l’allestimento della sala centrale, dove la superficie è più un vuoto nel progetto architettonico, che non uno spazio da articolare, capace di far dialogare i corpi eterei e stilizzati della scultura di Rainaldi con quelli pieni e plastici delle fotografie di Scheda.
Al catalogo si affianca un CD-Rom con le immagini delle opere anche non presenti in mostra, con scritti degli stessi artisti ed un percorso di giochi didattico.
L’idea sarebbe stata indubbiamente efficace se non fosse che il cd-rom risulta avere una grafica non proprio attuale ed un’insufficiente fruibilità, ma forse il tempo per la sua realizzazione ne è la causa.
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Deve essere una mostra niente male. I nomi sono importanti e poi Cannavaccuolo è o non è il miglior giovane che abbiamo?
L'ultimo link non funziona.
Ciao
Efficace ed incisiva. La tua capacità di vedere attraverso le cose e di penetrare la materia dove ci porterà? Spero in un mondo lontanissimo. ciao.