Create
appositamente per gli spazi di Car Projects, le opere su carta di
Marc Bauer (Ginevra, 1975) sono composizioni complesse,
generate dalla sovrapposizione e dalla cancellazione di strati di matita e
carboncino.
Ad
accogliere il visitatore all’ingresso della mostra c’è
Trionfo: una grande scenografia dal respiro imperiale, una
sorta di minaccioso monumento a un sistema, quello contemporaneo, impregnato di
abuso e intimidazione. Una gigantesca vasca sormontata da sette trampolini e
decorata dall’ossessiva ripetizione di figure geometriche diviene così una
sorta di piazza, dove nulla, tranne un punto di vista schiacciato e ribassato,
fa presagire la presenza umana.
Quattro
ritratti di uomini in divisa, probabilmente ufficiali d’altri tempi, si sporgono
letteralmente dal muro di fianco. Ma mentre i primi tre non sembrano avere
alcuna specifica identità , il quarto è contraddistinto dalla scritta: Niccolò
Machiavelli. Il teorizzatore del potere perfetto, del sovrano illuminato,
troneggia vicino all’immagine di un grande letto e delle sue lenzuola
stropicciate, sotto le quali sembra intravedersi la figura di un uomo ancora
addormentato. Di fronte, in primissimo piano, lo scorcio di un’elegante
anticamera, costituita da una sedia e da un tavolino, mostra sopra il ripiano
in legno artificialmente laccato un gigantesco geode.
La
banalità del quotidiano, la brutalità del reale, l’indecenza e la violenza
diventano i temi della serie di disegni raccolti nella stanza al piano
inferiore. Scene tratte da orge, da incontri omosessuali in cui dominatori e
dominati condividono piaceri e umiliazioni. L’artista sa rendere con potenza, e
senza alcun sentimentalismo, l’infamia e la crudeltà , ciò che di più spaventoso
e innato è insito nella natura umana.
Proiettato
nella sala della ghiacciaia,
E la
neve e il trionfo mostra figure di
guerrieri che si alternano a scene di violenza e tortura, senza nessuna
obbligata linearitĂ nella sequenza narrativa. Un racconto per immagini scandito
da lunghi intervalli bianchi e da scritte poeticamente visionarie che narrano
della battaglia di un uomo, solo contro tutti.
Alcuni
paesaggi naturali chiudono la mostra: sono
Neve, spazi reali e allo stesso tempo immaginari.
Alberi spogli e distese di ghiaccio prendono vita da memorie disgregate. Strane
forme emergono dal terreno, mentre in alcuni punti dell’immagine cancellazioni
e distorsioni generano improvvisi vortici di oscuritĂ . Sono luoghi silenziosi e
inquietanti, dove nessun essere umano si potrebbe o si vorrebbe addentrare.
Sono gli abissi dell’esistenza, gli orizzonti psicologici in cui ci si perde
per errore o disperazione.
L’opera
di Bauer parla dell’uomo, dei suoi desideri, delle sue ossessioni e della sua
disarmante banalitĂ , attraverso forme narrative che ricordano i quaderni di schizzi
di
Nedko Solakov. Privati però
di ogni romanticismo.