L’ultima personale di Luca Caccioni (1962), in continuità ideale con le mostre precedenti, conferma il ruolo di rilievo che l’artista bolognese occupa nel paradigma artistico contemporaneo. Laureatosi all’Accademia delle Belle Arti di Bologna, dove tuttora tiene una cattedra di pittura, ha esposto negli ultimi anni in importanti istituzioni pubbliche e private.
Ricordiamo solo le sue personali alla Carzaniga & Uecker di Basilea (Strategia del Carrubo) o a Roma (Quello che sembra), e poi nella stessa OTTO Gallery, che scelse di esporre la sua opera Scritti in occasione dell’inaugurazione dei nuovi spazi della galleria, in via D’Azeglio. Oggi gli stessi spazi, al piano terra di un palazzo rinascimentale, accolgono i nuovi lavori.
La tecnica è sempre la stessa, fatta di velature, di sfumature, di addizione e sottrazione di colore su supporti differenti quali il PVC o l’acetato; anche se nel caso di questa personale è stata utilizzata la semplice tela. Se già nei precedenti lavori ci trovavamo di fronte ad immagini poetiche, emozioni visive in cui suggestive sfocature prendono il posto di ciò che è effettivamente riprodotto, facendogli perdere identità e definizione, in Ipnosi è l’intero corpo ad essere preso in causa dalla prensione.
Il gioco ipnotico fa sprofondare nell’immagine, cancellando la distanza che l’occhio pone tra osservatore ed osservato. Non c’è più visione, ad essa si sostituisce la vertiginosa impressione di fare per un attimo parte di un mondo altro, interno e magico come un sogno. E ciò che resta è il ricordo di questa sensazione empatica, che cattura l’attenzione. E costringe lo spettatore a spostarsi, alla ricerca di un punto di appoggio, di un punto di fuga da tale inadeguatezza visiva. Poco importa cosa vi sia realmente dietro le immagini, se insetti oppure oggetti quotidiani; ogni quadro sembra rappresentare un organo vivo, che palpita sulla tela.
L’impossibilità di un’immediata comprensione si riflette anche nei versi del poeta Andreas Zeppos, scritti al contrario sulle pareti della galleria, come se li leggessimo dall’interno di una vetrina. Suggestivo il parallelismo dell’intenzione visiva con quella scritta, parallelismo caro al Caccioni, che non manca mai di accompagnare con testi le sue rappresentazioni pittoriche.
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mostra visitata il 18 aprile 2006
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