La Otto Gallery di Bologna ospita fino al 20 giugno 2019 la personale dell’artista marchigiano Davide Mancini Zanchi (1986) “da che mani vidi Zan Cin”, titolo che, richiamando il nome dell’artista, lo ricompone in un acronimo. La sua ricerca si basa principalmente sull’oggetto e sull’interazione di esso con il mondo esterno, venendo approfondita non solo la percezione che suscita nell’artista stesso, ma anche nello spettatore, che è invitato ad interagire con le opere ponendosi degli interrogativi. Un diverso punto di vista del reale con la conseguente trasformazione dell’oggetto, divenuto soggetto della rappresentazione, è ciò che caratterizza l’opera di Mancini Zanchi, che lo porta a meditare su forme alternative di espressione, creando nuovi linguaggi.
I lavori esposti spaziano da grandi tele a installazioni site specific.
Le mie stelle da vicino non son poi così romantiche, 2019
L’artista, con una forte padronanza delle tecniche, riesce a realizzare lavori da cui emana una personalità decisa, in relazione con l’ambiente circostante da cui coglie input visivi, che si concretizzano in idee espanse sulla tela e in ambienti appositamente realizzati. Ma è presente, anche se apparentemente celata, l’azione performativa quale atto “creatore” attraverso cui prende vita l’opera stessa. Nella serie dei Super liquidator-paintings, infatti, il colore viene “spruzzato” sulle grandi tele attraverso delle pistole ad acqua, superando il dipingere con il pennello e producendo così un effetto visivo che spinge l’osservatore ad interrogarsi sulla tipologia di colori e tecniche utilizzate.
Nella seconda sala, Zanchi ricrea lo scenario di una palestra, coprendo il pavimento con un’enorme scacchiera su cui giace un peso ricoperto da finta ceramica e due guantoni da box, mentre sulle pareti sono presenti due opere che invitano lo spettatore ad agire con esse, essendo incastonato in “L’astrazione da prendere a pugni”, un sacco da box, mentre in Resistance trainer diptych due elastici che, cadendo dalla tela, sono in attesa di essere tirati. Le cromie e le forme utilizzate richiamano maioliche, mosaici, ma anche la scuola americana e la pop art e degli anni ’60.
Nella terza sala presente l‘installazione “Le mie stelle da vicino non son poi così romantiche” con un tavolino i cui piedi richiamano le zampe di un ragno. Il titolo fa riferimento al disincanto che coglie lo spettatore nel momento in cui realizza che tali stelle sono state incollate attraverso l’irridente gesto del soffiare palline intrise di colla e saliva sull’azzurra parete.
Diversi mezzi espressivi, dunque, che diventano legame tra la trazione moderna e contemporanea, con particolare riferimento alla cultura americana, che dal ready made si è evoluta con la pittura performativa di artisti del calibro di Pollock.
Bruna Giordano
Mostra visitata il 15 maggio
Dal 12 aprile 2019 al 20 giugno 2019
Davide Mancini Zanchi. Da che mani vidi Zan Chin
Otto Gallery,
Via D’Azeglio, 55, 40123 Bologna
Orari: da martedì a sabato 10:30-13:00/16:00-20:00
Domenica e lunedì su appuntamento
Info: 051 6449845 E-mail info@otto-gallery.it