È un universo di sensualità e conoscenza quello che
Alexis Marguerite Teplin (California, 1976; vive a Londra) costruisce attraverso la sua pratica artistica. Impasti spessi, pennellate visibili e colori brillanti ricoprono tele e oggetti raccolti durante i suoi viaggi e i suoi soggiorni all’estero. Rispetto alla prevalente espressione pittorica, la scultura e l’installazione diventano gli attori di un processo di connotazione e ricollocazione storico-sociale.
Compaiono quindi negli spazi espositivi antiche stampe incorniciate e arricchite da lievi pennellate, accessori vintage ravvivati da tocchi di colore, suppellettili la cui superficie è stata ricoperta da molteplici strati di pittura. L’artista americana fa entrare il visitatore in un mondo dove possono convivere riferimenti alla vibrante tecnica impressionista e alle complesse personalità dei protagonisti dei grandi romanzi del primo Novecento.
I suoi lavori stimolano la percezione sensoriale, fanno appello all’emozione attraverso il ritmo dei movimenti che li hanno generati: “
Quello che mi motiva maggiormente dell’arte, e in particolare della pittura, è che essa possiede una traiettoria non lineare e può esistere come un pensiero multiplo all’interno di un intero linguaggio visivo”.
Viaggio in Italia, il progetto creato per gli spazi di Car Projects, prende a prestito il titolo del celebre film di
Rossellini del ‘54 per immergere l’osservatore in una continua deriva di riferimenti. Alle pareti, alcuni dipinti ovali intitolati alla memoria di Madame Guimard (famosa attrice e ballerina della seconda metà del Settecento) richiamano il suo famoso ritratto dipinto da
Jean-Honoré Fragonard verso il 1769. L’erotismo e l’intrigante malizia della celebre dama, che il pittore Rococò seppe rendere attraverso la ricchezza dei colori e la leggerezza delle pennellate, vengono tradotti da Teplin in un linguaggio che alla rappresentazione sostituisce l’astrazione e la potenza dell’emozione.
Gli impasti luminosi e accesi si sovrappongono in onde di materia sui diversi supporti, le cui dimensioni diventano deliberati riferimenti a quella e ad altre opere del celebre artista francese. Del sensuale film di Rossellini, la pittrice ricostruisce attraverso alcune sculture il forte senso di intimità e il disorientamento che pervade i due protagonisti (Ingrid Bergman e George Sanders). Tre delicati cappellini piumati degli anni ‘50 fioriscono da altrettanti steli d’acciaio come omaggi alla femminilità, alle lineari forme di
Brancusi, al surrealismo di
Magritte e, nel titolo
Le Amiche, al cinema di
Antonioni.
Una cesta di frutta in legno, coperta da strati di colore, sembra invece ammiccare alle nature morte di
Cézanne, al piacere del nutrimento e alla lussuria. A chiudere l’esposizione è un altro riferimento alla cinematografia italiana, questa volta degli anni ‘60:
Giulietta, una piccola scultura in legno colorata dall’artista e raffigurante un cane che dorme.
Simbolo di fedeltà ed eleganza, l’animale rimane in attesa, accucciato su un piedistallo, aspettando il ritorno di chi lo ama. Come la Masina di
Giulietta degli spiriti, tradita e sola nel celebre film di
Fellini.