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Fino al 21.VII.2002 | Roger Ballen – Outland | Bologna, Gam

di - 17 Giugno 2002

La mostra, che segue di poco la collettiva di fotografi da Da Talbot ai giorni nostri sul tema della natura morta, è indicativa del corso che la Gam sta seguendo sotto la guida del nuovo direttore Peter Weiermair. Curata dallo stesso direttore, la mostra dà l’opportunità di vedere per la prima volta nel nostro paese un’ottantina di stampe in bianco e nero di questo fotografo newyorkese, finalista insieme a Philip-Lorca di Corcia e Thomas Ruff, del prestigioso Citygroup Private Bank Photography Prize di quest’anno.
L’intero corpus delle opere, che comprende un periodo dal 1983 fino all’anno scorso, tratta della vita nei Drops, villaggi rurali in cui si consuma senza clamore l’esistenza di operai, ferrovieri, minatori, secondini, poveracci, infermi e dementi; bianchi e neri, come la tonalità dei supporti che li ospita e come la realtà degli emarginati del Sud Africa, luogo in cui Ballen vive e lavora da anni. Quello che salta agli occhi immediatamente, vedendo le fotografie, è l’impianto formale dell’immagine, strettamente imparentato con le modalità di ripresa e composizione di Diane Arbus e Mary Ellen Mark, fotografe riduttivamente definite documentariste. In realtà la somiglianza, solo superficiale, è riscontrabile nell’inquadratura “claustrofobica” che si stringe sul soggetto presentandolo frontalmente e nell’appiattimento prospettico che non lascia vie di fuga allo spettatore; per il resto siamo ben lontani dal romanticismo alla lunga stucchevole di Mary Ellen Mark, così come dal rigore della Arbus. Manca, nei soggetti di Ballen, la dignità epica riscontrabile nei personaggi ritratti dalla Mark, così come l’atto di sfida (diretto o svogliato) alla società che i soggetti di quest’ultima rivolgono verso l’obiettivo. Dunque nessuno sguardo languido nelle fotografie di Ballen, ma un’ironia grottesca e tagliente che pervade i personaggi ritratti e crea un cortocircuito tra la condizione del luogo e lo stereotipo più ovvio che vuole gli abitanti di questi tuguri affranti o iracondi. Le pose teatrali, di questi “attori”, fanno così da contrappunto ai dettagli eloquenti dell’arredamento e delle abitazioni (sole protagoniste in più d’uno scatto) e l’innocenza candid è parzialmente recuperata nella ripresa di bizzarri animali domestici, forse inconsapevoli d’essere osservati. In definitiva Roger Ballen non ci mostra la realtà del luogo, ma riesce ad evocarla parzialmente, così come uno strumento prepotentemente riduttivo e quindi creativo (si crea anche per sottrazione), come la macchina fotografica permette e così come sembrano suggerirci i dipinti i poster e le foto che decorano le abitazioni africane, interpretazioni a loro volta della realtà. La realtà che Ballen ci propone è allora una realtà senza pietismi di fondo, che sa essere gioviale, triviale e grottesca nello scontro tra i luoghi e i suoi abitanti, scontro che evoca brandelli di verità solo immaginabili.

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galleriadartemoderna.bo.it/Ehome.html
saphoto.co.za/Pages/ballen.html
popmatters.com/books/reviews/o/outland.html
photonet.org.uk/programme/citibank/citigroup02/ballen.html

Roberto Maggiori
mostra visitata il 4 giugno


‘Roger Ballen – Outland’
Bologna, Galleria d’Arte Moderna, Piazza Costituzione 3
Curatore: Peter Weiermair
Dal 9 maggio al 21 luglio 2002
Biglietto intero: 4,00 Euro. Biglietto ridotto 2,00 Euro
orario: 10-18; chiuso il Lunedì
Catalogo: Phaidon Press
Info: tel. 051 502859 Fax 051 371032 e-mail ufficiostampagam@comune.bologna.it


[exibart]

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  • Grazie per questo articolo dettagliato e molto informativo! Ho visto la mostra ieri, e consiglierei a tutti di andare a vederla!

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