Le fiabe, luogo per eccellenza di mutamenti, magie e ricomposizioni, nei quadri di Giuliano Guatta (1967, San Felice del Benaco, Brescia) si fanno culla del perturbante, del deforme. Nulla di spietato avviene, niente di crudele è rappresentato. Solo la storia nel suo elemento strutturante: la trasformazione, il movimento. Come l’artista stesso sostiene, sono “figure senza idee, senza soluzioni, senza funzioni, in-vestite dagli eventi, dalla storia che si fa costume, oggetto, animale”.
Sono in movimento i personaggi della prima sala, per questo immortalati sulla tela come macchie di colore dai contorni indefiniti, fuggenti all’occhio vorace della bidimensionalità. Sono in movimento anche tutte le altre figure, nonostante la loro apparente staticità e la perfetta definizione di colori e forme. In movimento verso un’altra identità, in trasformazione continua. Dal sé all’altro, dall’uomo all’animale.
Dai corpi emergono ombre, braccia e gambe in eccesso, corna o ali. Mentre nelle fiabe assistiamo spesso ad una lotta tra cultura e natura, tra bene e male, e alla vittoria finale del primo sul secondo, nei quadri di Guatta i due elementi, natura e cultura, vengono a coincidere, estraniandosi da qualsiasi giudizio morale. Non c’è bene o male, giusto o sbagliato, eroe o antagonista; nessun esito a cui giungere, solo un forte senso di inquietudine, di alienazione, dovuto all’impossibilità di scegliere. Un mondo non solo irreale, ma incredibile, in cui impossibile è immedesimarsi. Non si può che sospendere i giudizi e lasciarsi scrutare dalle figure grottesche, che sembrano sfidare il nostro senso critico con maliziosi sorrisi. Ciascuna si trascina dietro la propria ombra -la propria animalità- mettendola in bella mostra.
L’elemento perturbante risiede nella consapevolezza che, pur rappresentato tramite le forme di un mondo incredibile, quello che Guatta ci mostra è in fondo il mondo reale, quello in cui viviamo tutti i giorni. Non possono essere fiabeschi personaggi a cui non si riesce a credere. Bisogna quindi “affondare le idee, provocare la provocazione provocata sull’integrità della superficie bianca… mettere continuamente in discussione il soggetto rappresentato attraverso il principio di affermazione-negazione, teso verso la rimozione e conseguente sviluppo di una nuova immagine”. Rappresentare un’irrealtà incredibile per rendere percepibile una realtà incomprensibile.
greta travagliati
mostra visitata il 12 ottobre 2005
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