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fino al 22.I.2004 #6 – Niente in comune Bologna, Sesto Senso
bologna
Viaggi nello spazio e viaggi nel tempo. Giovani artisti ci raccontano magici mondi attraverso il linguaggio fotografico. Tra di loro un artista appena ventenne che farà sicuramente molto parlare di sé…
di Carolina Lio
Il Sesto Senso è un locale alla moda, uno dei luoghi culto dei giovani bolognesi e sta cercando di divenire un discreto trampolino di lancio per chi vuole entrare nel mondo dell’arte. Purtroppo non sempre le esposizioni allestite riescono a rispettare le attese e a catturare l’attenzione di chi frequenta il locale.
La prima proposta di quest’anno è una collettiva di fotografia col tema del viaggio e con il quindi non esatto titolo di Niente in comune. Gli artisti esposti sono Emanuele Centola, Arnaud Fauvet, Valeria Quadri e Gemis Luciani. Nessuno di loro ha raggiunto i trent’anni e ciascuno è di ritorno da una meta di cui ci rende spettatori. Questa idea conduttrice, forse un po’ banale, non avrebbe sfigurato a confronto con le precedenti, ma gli artisti non sono quelli giusti.
Valeria Quadri (Bologna, 1975) scatta delle foto di Praga durante l’alluvione del 2002. Emanuele Centola (Napoli, 1980) ci mostra una Turchia immersa nella cultura pop. Arnaud Fauvet (Lione, 1975) ha l’intenzione di esprimere l’ambiente magico dell’Egitto. Il risultato che ottengono è invece di creare nulla di più spettacolare che un piccolo album delle vacanze. Inoltre, la trovata di Centola di inserire della carta a fiori tra le foto e la cornice non splende certamente per il buon gusto.
A ridare dignità al tutto interviene il giovanissimo Gemis Luciani (Arbon, 1983), con delle immagini elaborate in digitale e stampate su carta fotografica. Il suo viaggio è uno spostamento non nello spazio, ma nel tempo. Documenta il processo di trasformazione che stiamo subendo verso la cyber-umanità. Il corpo dell’uomo si fonde con le macchine, così come è già successo al nostro stile di vita. Di Luciani non può non piacere il raffinato gusto estetico e la sconfinata fantasia un po’ grottesca dei suoi corpi bianchi, sensuali anche se mescolati con elementi artificiali. Questa al Sesto Senso è la sua prima vera e propria esposizione, dopo una mostra itinerante organizzata da alcune Accademie tra cui quella di Bologna, dove studia. Anche in quell’occasione aveva dato sfogo al suo genio inventivo presentando un singolare autoritratto: la propria mano che esegue su una lavagna un’equazione il cui risultato è la sua data di nascita.
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carolina lio
mostra visitata il 9 gennaio 2004
# 6 – Niente in comune
Bologna, Circolo Arci Sesto Senso, via Petroni 9/c ( laterale di via San Vitale)
orario di visita: lunedì – venerdì: 11.00-23.00; sabato – domenica: 18.00-23.00
ingresso: libero. Per informazioni: tel. 051223476, a cura di Elia e Stefano Questioli
[exibart]
cara signora lio,
sono emanuele centola, quello col cattivo gusto. sono profondamente amareggiato per la sua recensione, soprattutto perche redatta da una persona che ancora rimane affascinata dall’idea dell’uomo “che diventa macchina”.
“Documenta il processo di trasformazione che stiamo subendo verso la cyber-umanità. Il corpo dell’uomo si fonde con le macchine, così come è già successo al nostro stile di vita.” un pensiero molto evoluto. non ci avevo mai pensato.
se fa sua la suggestione “una Turchia immersa nella cultura pop” non potrà che condividere la mia scelta di inserire foto pop (davvero?) in un contesto popolare di carte da parati che sono proprio le stesse cha hanno i caffè di istanbul fino a metà parete, ingiallite dal fumo delle sigarette o dai vapori del the. oppure carte con cui i due amanti (proprio quei due della foto) potrebbero incartare il regalo più pop che si possano fare.
ma non sto a dilungarmi su questioni di stile che lei sicuramente conoscerà meglio di me.
e ci perdoni se ancora viaggiamo nello spazio e non ancora nel tempo.
a presto.
emanuele centola
Caro Centola,
quando si critica un’esposizione, reazioni come la sua sono già messe da conto.
Essere fraintesa non mi piace e proprio per questo le preciso che non sono le idee, ma le fotografie ad affascinarmi o meno. Quello che invece non mi affascina affatto è il comportamento di un artista che per riscattare le proprie opere deve ironizzare su quelle che gli sono esposte affianco.
Sono sicura che conserva per altre occasioni fotografie migliori di quelle scelte per “Niente in comune”. Finora ho espresso la mia opinione su ciò che ho visto e non ne rimangio una virgola. Avremo altre occasioni per confrontarci e per rivedere le nostre posizioni reciproche.
Carolina Lio
ps. Se sotto le foto avesse messo anche la bandiera della Turchia e l’avessi trovata di cattivo gusto (chiaramente estetico), stia pur certo che non mi sarei fatta problemi a scriverlo.
In effetti anch’io ho visto la mostra al sesto senso e devo dire che le foto che mi sono piaciute di meno sono proprio quelle del tipo cyberpunk, le abbiamo gia’ viste cosi’ tante volte! non voglio giustificare nessuno, pero’ a me sembra che tu non abbia guardato la mostra con attenzione. dalla recensione mi sembra quasi che l’artista che ti e’ piaciuto sia un tuo amico, e tutti gli altri non li avresti guardati comunque. le foto di praga sono magnifiche da un punto di vista metafisico (non so se hai notato che nell’arte contemporanea italiana c’e’ un forte ritorno alla metafisica), e quelle dell’egitto sono molto di piu’ di semplici snapshot.
comunque, scrivere per exib art non significa necessariamente avere una valenza critica di spessore, vedremo come te la caverai in futuro.
Ciao. Io non sono una critica d’arte e di metafore non ci capisco molto. Studio scienze politiche a Bologna e vado spesso al Sesto Senso. Ho visto questa mostra e sinceramente sono rimasta molto colpita da Luciani. Anche gli altri sono bravi, però quando sono entrata mi hanno colpito le sue foto e sono anche le uniche che mi ricordo bene. Poi, come ho detto, non sono una critica e magari mi sbaglio, però secondo me è un bravo artista, senza togliere nulla agli altri.
Buongiorno, mi inserisco per complimentarmi con questa rivista per lo spazio dedicato ad una mostra che, certamente, non può inquadrarsi fra quelle definibili “grandi”, anzi ritengo sia una mostra di piccola entità (nel senso materiale) ma una grande mostra per significato.
Sono stato così incuriosito sia dalla recensione della sig.ra Lio che dal dibattito che ne è scaturito.
Ciò conferma una mia personale convinzione : è grande ciò che fa parlare di se spontaneamente, non quello che viene presentato e “spacciato” come grande.
C’è una grande differenza fra il sostanzialmente grande ed il grande pubblicizzato.
Sto cercando con tutti i mezzi di trovare uno spiraglio di tempo per recarmi a Bologna e visitare questa piccola-grande mostra.
Ringrazio exibart che me l’ha fatta conoscere, gli autori dei quali spero di ammirare le opere fotografiche a breve e Carolina Lio che, col suo scritto, ha suscitato tanta attenzione.
Spero di trovare su exibart sempre più novità circa le “piccole” mostre e meno salamelecchi nei confronti delle “grandi” esposizioni.
Grazie se mi farete trovare altri servizi sulle numerossissime “piccole” mostre che si svolgono dappertutto e che costituiscono il vero sfogo della sensibilità artistica
GABRIELE GISENDORFF
scrivo questo messaggio con l’intenzione di partecipare al discorso sollevato dalla recensione di questa ragazza.
sentire parlare di tendenza o moda nel campo della fotografia mi fa sorridere e a chi dice che il ciber-punck o le analogie uomo-macchina sono cose già viste,consiglio di chiudere gli occhi e immmaginare un mondo contemporaneo non contaminato dalla tecnologia,dalla macchina,dall’elettricità.
penso che il risultato sia un grande incubo dal quale non si vede l’ora di svegliarsi,perche non esiste cosa che oggi non passi attraverso le macchine!
provate ancora a non usare tutto ciò che nelle vostre case si attacchi ad una presa e
vedrete che non è facile accettare la situazione che si presenta. a me non interessa se sono cose già dette o mostrate, interessa farne parlare ancora,
perchè il problema c’è ed è ancora forte!
non posso seguire una tendenza contemporanea se sento ancora il bisogno di parlare di problemi messi al bando dalle mode.
l’arte è libertà!anche se ne si parla male,
la cosa importante e che ne si parli!
ok
Spero per chi non può andare, come me a Bologna di vedere queste fote di artisti giovanissimi, e dalle vostre dichiarazioni del giovane talento Luciani.
Ringranzio anticipatamente, e vi saluto.
Lucio Pantanella
caro gemis aspetto come ammiratore almeno una foto con dedica.
ciao lucio
Ognuno di noi ha uno stretto rapporto con il momdo tecnologico,il fatto stesso che il mondo di internet sia diventato un mezzo di comunicazione per l’arte e per ogni evento umano è testimonianza di questo.
Ci sono persone,come Luciani Gemis,che ammettono il sopravvento della macchina nella vita umana e ne fanno argomento di una mostra, e persone che sopravvalutano questa tematica e vivono in un mondo fatto di utopia,un mondo dove si cerca di nascondere o dimenticare la REALTA’.
Ammetto sinceramente che se abbiamo tanto bisogno di parlare del rapporto dell’uomo con la macchina,si dimentica spesso di parlare,prima di questo,del rapporto dell’uomo con il proprio io,i propri conflitti interiori, e chi meglio di un artista non deve essere capace di far questo?
Concludo affermando che l’uomo è arte e l’arte è la vita,amando l’arte riusciremo a capire noi stessi.
Purtroppo non ho potuto vedere questa mostra che ha fatto tanto parlare e dove si è parlato tanto di Gemis Luciani,però ho seguito Gemis molto da vicino quando ha preparato questi lavori eccezionali!Spero che,oltre alle persone che hanno visto la mostra, anche tanti altri possano apprezzare il suo meraviglioso talento!In bocca al lupo Gè…