Si parte dall’essenziale,
dall’ordito bianco: fili ordinati e al contempo disordinati compongono un
discorso leggero nei toni, ma incisivo nei contenuti. È la monocromia che
inquieta lo spettatore mentre ricerca un punto di vista privilegiato sulla
tela, così continua sino all’esasperazione a indagare senza procurarsi il
bandolo della matassa.
Come la storia raccontata
dall’artista si basa su un contatto profondo con la propria intimità e sfiora
le debolezze della donna, allo stesso modo anche lo spettatore dovrà mettersi
in una condizione di ascolto e accoglienza, pronto ad assistere a una vicenda che
piano piano si dispiegherà sotto i suoi occhi.
Nulla è di fatto casuale e ogni
individuo entrerà in relazione con Correale scegliendo il proprio groviglio, il
filo nero “scarabocchiato” sulla tela da cui far partire la sua esistenza.
passa Per gesti e per segni dunque,
al fine di avvicinare la propria sensibilità a quella dell’artista, lasciando
scaturire con sorpresa una comunione d’intenti.
La personalità di Laura Correale è
delicata; ama l’allusione, non desidera gridare i propri intenti, ma decide di
ricreare un luogo privilegiato per invitare il visitatore a comprenderla e di
conseguenza a comprendersi. In questo emerge quel linguaggio universale proprio
dell’arte, che nell’artista si manifesta attraverso segni ben definiti.
Impossibile rendere in maniera più estrema il contrasto tra il candore della
tela e la linea sottile ma decisa di un filo nero, così come impossibile
sarebbe descrivere in maniera più incisiva un conflitto cromatico tale. Luci e
ombre, giorno e notte, sono i percorsi intricati del cuore dell’installazione.
La vita del resto non è altro che
una storia, un lungo percorso che deve essere pazientemente srotolato,
prestando attenzione a quella delicatezza del flusso continuo di segni
imperscrutabili, dall’interno verso l’esterno, concretizzandosi poi nella lunga
bobina di carta lucida (Womb): così,
attraverso il linguaggio dei segni, racconta l’avvilupparsi ordinato di
un’interiorità estremamente elegante e raffinata.
Non vi è però esasperazione
alcuna, grazie alla coerenza dell’artista, che preferisce esprimere il proprio
estro attraverso il bianco e il nero, quale timbro cromatico capace di
connotare l’opera di un carattere concettuale. Il percorso si articola in
trenta fogli bianchi marchiati di grafite, testimone lucente del groviglio
interiore.
Infine, un ritorno al luogo
d’origine, l’utero. Origine del mondo, luogo accogliente a livello simbolico e
tradizionale, l’intimità di questa culla chiude la mostra attraverso un ritorno
al grembo materno. Un chiaro invito a guardare alle cose con uno sguardo puro,
inondando lo spazio di luce soffusa, raccolti nel religioso silenzio di un
non-luogo che accomuna ogni umana presenza.
cecilia gamberini
mostra visitata il 2 dicembre 2010
dal 2 dicembre 2010
al 22 gennaio 2011
Laura Correale Santa Croce – Intimate
Adiacenze
Via San Procolo, 7 (zona via D’Azeglio) – 40123 Bologna
Orario: da martedì a sabato ore 16-20
Ingresso libero
Info: mob. +39 3335463796; daniela.tozzi@hotmail.it
[exibart]
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