La natura umana, focalizzata nella sua archetipica essenza terrena e istintuale; la tautologia del corpo, asservito alla legge naturale dell’eterna metamorfosi; il conflitto che soggiace alle relazioni sociali e all’ipocrisia sovrastrutturale della “civiltà”. Corpo, simbolo e mutazione costituiscono i cardini concettuali di
I sing the body electric.
Ispirati da un’intensa lirica di Walt Withman sulla celebrazione poetica del corpo umano, gli artisti coinvolti sperimentano un innovativo linguaggio espressivo, che supera gli stereotipi formali, fondendo performance teatrali, installazioni visive e musica live, creando un’interazione con lo spettatore a più livelli percettivi e dando vita alla peculiare forma artistica del live media show.
Le dimensioni oniriche e primordiali create in
Mutazioni, video tridimensionale di
Gian Luca Beccari, conducono all’esplorazione dei simboli arcaici che permeano l’inconscio collettivo e che sfociano nell’universalità del mito. Una melodia ipnotica e il suono del violoncello accompagnano sequenze di esseri mitologici, metà uomini e metà rapaci, appollaiati sugli scogli in una notte di pece. La musica diviene ossessiva quando una donna primitiva, selvaggia e seminuda, corre nel bosco e divora – fango e sangue – il ventre di un pupazzo.
Il pathos è palpabile. Il cannibalismo rimane pur sempre uno dei primi tabù della civiltà. La vergine Astrea, dea della giustizia, cammina sulla spiaggia deserta. Un peplo bianco leggermente macchiato di sangue l’avvolge ma lei, disgustata dalla corruzione degli uomini, lascerà la Terra. Il satiro, intanto, continua la sua danza tribale nel cerchio di fuoco.
L’energia primordiale che cova sotto le ceneri della postmodernità è espressa con impeto e spirito critico in
Mammut, lo “spoken word” di
Robert Gligorov, eclettico artista dell’ibridazione corporea, che crea un’opera in totale libertà espressiva, fondendo musica, monologhi e immagini video.
Il suo volto, ritratto sotto le luci rosse, somigliante a quello dell’amico Sting, s’incupisce mentre dichiara che “
la realtà si rivela a metà” o quando, in piedi su una macchina in corsa, urla: “
Quattro passi dall’orrore: tutto torna, c’è una protesta, pensiamo a morire facendo festa”; o, ancora: “
Ho bisogno di vitamine per le mie piccole manie”.
Studio Azzurro propone invece una live performance con due pugili che avanzano ritmicamente, simulando un combattimento, mentre sullo sfondo tre schermi rimandano immagini di fasci che s’incrociano, lottatori che sbattono sul vetro, una lampadina che dondola incessante, mentre incalza il battito cardiaco accelerato.
Un’installazione “interattiva”, incentrata sulla metafora del conflitto che, al di là delle apparenze, domina tutte le relazioni umane.