Alla Neon di Gino Gianuizzi si svolge il secondo appuntamento di: “Unisci i punti”, progetto ideato da Thierry Ollat e Daria Filardo. Curato da quest’ultima, il progetto si propone di allacciare raccordi tra artisti e luoghi diversi attraverso due mostre. L’esposizione precedente aveva visto un gruppo di nove artisti italiani presentare i propri lavori all’Ateliers d’Artistes di Marsiglia, mentre l’attuale appuntamento presenta nella rinnovata sede della galleria Bolognese l’operato di altrettanti giovani artisti Marsigliesi.
La scena particolare di una città aperta come Marsiglia, favorisce naturalmente un clima di scambi e contaminazioni con poetiche di respiro internazionale ed ecco allora che l’approccio
Alcuni lavori sono accomunati da un manifesto influsso Dada, riscontrabile nell’approccio ludico verso un intervento apparentemente insensato e teso alla svalutazione dell’opera materiale seppur, in alcuni casi, attraverso un paradossale recupero d’artigianalità. Tra questi, gli ariosi disegni tracciati a matita, direttamente sulla parete bianca della galleria, da Stéphanie Nava (1973) i cui soggetti, esili nella struttura e dall’inevitabile caducità materiale, ci appaiono come visioni fantasmatiche della realtà urbana massificata. O la macchinosa ironia di Laurent Terrace (1971) che, con le sue futuribili “macchine celibi”, dinamiche e tridimensionali, riattualizza la positività di un ludico non senso contrapposto alla logica utilitaristica e mortifera della realtà mondiale. Su un’analoga linea, troviamo gli oggetti in scala 1/1 che Sylvie Réno (1959) materializza col cartone. Iniziate nella metà degli anni ’80, queste copie minuziose da un lato duplicano mimeticamente la realtà, dall’altro attraverso l’evidenza del materiale incongruo e l’integrazione nell’opera dei ritagli scartati, svelano il meccanismo ri-produttivo alla base di ogni fare artistico. Francesco Finizio (1967) utilizza invece
Su un versante più affine alle logiche Post-moderne, troviamo invece i fotomontaggi digitali di Berdaguer & Péjus (1968-69) e le icone di Ingrid Mourreau (1969).
Infine ci sono le installazioni realistiche, più evocative che straniate, di Marc Quer (1965) che, al pari di un Courbet dei nostri tempi, ci propone ambienti disagiati, bi e tridimensionali, con un realismo privo d’enfasi eppure lirico. Insomma, vere e proprie Zones sensibles, tanto romantiche nello spirito quanto pungenti e terrene nel risultato.
articoli correlati
Unisci i punti. Da Marsiglia a Bologna
Warm up. La nuova Neon scalda i motori
Di scena a Lubiana tutta la storia della galleria Neon di Bologna
Il cielo attorno alle cose – Luca Barzaghi
Piero Cattani – e3
Francesco Bernardi
Slovene Way
Round Trip
Luca Gemma. Camera di Rianimazione
link correlati
www.documentsdartises.org
roberto maggiori
mostra visitata il 29 marzo 2003
Alle Gallerie d'Italia di Vicenza, in mostra la scultura del Settecento di Francesco Bertos in dialogo con il capolavoro "Caduta…
La capitale coreana si prepara alla quinta edizione della Seoul Biennale of Architecture and Urbanism. In che modo questa manifestazione…
Giulia Cavaliere ricostruisce la storia di Francesca Alinovi attraverso un breve viaggio che parte e finisce nella sua abitazione bolognese,…
Due "scugnizzi" si imbarcano per l'America per sfuggire alla povertà. La recensione del nuovo (e particolarmente riuscito) film di Salvatores,…
Il collezionista Francesco Galvagno ci racconta come nasce e si sviluppa una raccolta d’arte, a margine di un’ampia mostra di…
La Galleria Alberta Pane, 193 Gallery, Spazio Penini e Galleria 10 & zero uno sono quattro delle voci che animano…
Visualizza commenti
Probabilmente lo scopo dell’esposizione non può e non vuole essere mostrare tutta la realtà di una città complessa come Marsiglia, ma esporre una sua parte peculiare e INEDITA. Quanti degli artisti in mostra hai già visto in Italia?
peccato.. al solito queste iniziative/gemellaggi non "mostrano" realmente la scena delle varie città europee.
marseille... dove sono hervé nahon, guy limone, marion parisot?
poi se fosse realmente un "progetto sganciato dai soliti circuiti espositivi" mancano completamente ogni riferimento al bel progetto, a cura di régine dottori, "chateau de servières" o a "artena" che esalta la scena attuale marsigliese. che spesso non transita per gli ateliers.
Aria Fritta!
un a mostra pessima sia per la qualità dei lavori che per l'organizzazione. Disposti a casaccio, i capolavori di questi artisti sembravano macchie (e nn punti). Una festa del già visto che non giova a nessuno, tanto meno alle nuove propensioni dell'arte contemporanea, che è sempre più articolata su matrici complesse e ragionate. Qui si assiste alla pochezza di contenuto, per non parlare dell'irrivirente scarsità tecnica. Il video era approssimativo come pochi, e a mio avviso nn volutamente. Le strutture/sculture/installazioni mi hanno riportato indietro di 30 anni, e visto che non erano un omaggio a nessuno, ma un nuovo modo di "arteggiare", chi se ne importa di ste cosucce??? I disegni, mha, lasciamo perdere..potrei diventare offensivo. La scrivania cartonata era simpatica, più per la manualità necessaria per costruirla, che per i contenuti che poteva proporre...ma è sempre una cosa già vista. Subito alla memoria i lavori di Alex Pinna con le sue molli sculture! Le foto dell'intrattenitore di cani erano decsamente penose, e qui mi fermo. Unisci i punti doveva essere ribattezzata "evita le macchie", e forse dopo sittanta maestosità espressiva l'unica nota positiva poteva risultare la cuccia/letto-animali/clochard. Un vero peccato che la Neon abbia riaperto i battenti con questo progetto-ino ino. Andrà meglio la prossima volta. Una domanda: ma veramente a Marsiglia gli artisti sono questi? Se si (anke se non credo proprio) allora si può organizzare un mercatino dell'artigianato con appuntamento mensile...ma non alla neon, alla montagnola: Bologna avanguardia!